Da una riva all’altra

La storia infinita del ponte sul Chisone tra Macello e Garzigliana (1818-1996)

Di Valter Careglio e Luigi Priotti

 

Sommario

Ponte e viabilità del Pinerolese nelle carte d'archivio

Una storia che comincia duecento anni fa

Il guado, la passerella, il ponte: i progetti della belle époque

Le difficoltà del primo dopoguerra, l’impegno dei podestà e i ponti di carta del regime.

"El punt ed Chisun": divagando dal 1944 ad oggi

 

Ponte e viabilità del Pinerolese nelle carte d'archivio

di Valter Careglio

  La storia delle ripetute richieste per la costruzione di un ponte sul Chisone, ricorre più volte nei faldoni dell’Archivio storico di Macello. I documenti esaminati presentano una tale varietà di sfaccettature, impensabile: emergono tentativi che mostrano singole e lodevoli iniziative di cittadini; un intenso lavorio all’inizio del secolo dell’amministrazione comunale di Macello, e, in epoca fascista, del podestà di Garzigliana; a tratti l’indifferenza di molti comuni al problema, nonché pesanti conflitti di interesse. Una storia inaspettatamente affascinante per un piccolo guado come quello di Macello e Garzigliana, che dimostra però la sua centralità nel tempo, rispetto alle altre vie di comunicazione del Pinerolese.

Il presente lavoro si propone pertanto di ripercorrerne le tappe più significative, a dimostrazione innanzitutto del buon senso amministrativo di epoche passate, in cui una sorta di ponte esisteva; in secondo luogo di quanto, storicamente, la provinciale tra Macello e Garzigliana, sia sempre stata considerata la più strategica, tra la vie di comunicazione che univano Torino alla val Pellice e alla valle Po, molto più di quanto sia invece avvenuto per la provinciale che collega Cavour a Vigone. Inutile dire che questa storia infinita, meriterebbe una giusta fine, con la costruzione, alle soglie del duemila del ponte sul Chisone.

 

Una storia che comincia circa duecento anni fa

Il documento più antico che sono riuscito a trovare, che testimoni l’esistenza di un ponte sul Chisone, risale al 1818; curiosamente, se oggi la comunità di Macello ne richiede la costruzione, allora ne chiedeva l’abbattimento o comunque il rifacimento, dal momento che la presenza del ponte, nei periodi di piena faceva riversare le acque sui campi dei macellesi, arrecando notevoli danni:

[...]Fra la diverse cause che favorirono le corrosioni del torrente suddetto (Chisone), e li successivi deviamenti del corso delle sue acque una delle più essenziali, [...] è la formazione del ponte, cosiddetto di Garzigliana che [...] è potuto costruire dal alveo del detto Chisone, in un punto del territorio di Garzigliana, in contiguità del territorio di Macello sulla linea della strada, che da Macello tende al suddetto luogo di Garzigliana.

Questo ponte consiste in una considerabile elevazione di diverse pietre del Chisone, colle quali formandosi due spalloni, a forma di solida muraglia di un forte spessore, i quali non trovandosi paralleli al corpo del Chisone, ma bensì entrambi diritti contro la ripa sinistra del torrente, ne addiviene che il Chisone diretto e spinto contro lo spallone destro viene da questo ripercorso verso la sponda sinistra con grandissimo evidente pregiudizio, a devastazione di detta sponda sinistra, che è del territorio di Macello, e principalmente del territorio di Vigone.

Sul problema intervenne il Sovrintendente Regio, che intimò la ricostruzione degli spalloni del Ponte, secondo le modalità che avrebbe dovuto stabilire una perizia tecnica:

[...] Osserva in primo luogo, che per mancanza delle ripe in ambe le sponde, e della larghezza straordinaria dell'alveo di detto torrente nel sito in cui deve trovarsi il Ponte resta indispensabile la formazione di due spalloni, onde appoggiarne le due estremità del ponte, i quali però esistono, in un semplice muro a secco, e non a forma di solida muraglia, e facili ad essere esportati, siccome si è osservato all'occasione dell'esperienza. [...]

Il perito stabilì infine:

1) che debba l'appaltatore di detto ponte demolire lo spallone destro al corso d'acqua e prolungare l'esistente ponte per la larghezza di trabucchi due, e piede uno, in modo che le acque del suddetto torrente non incontrino verun ostacolo lungo essa sponda [...]

2)stante che detto ponte trovasi alquanto ristretto [...] si dovrà dilatare il medesimo a una larghezza di trabucchi uno, e di piedi tre, colla posizione dei suoi parapetti montanti, muniti e mantenuti di rispettivi paracarri di pietra, simili a quelli esistenti al ponte sulla Provinciale di Pinerolo. [...]

La storia del ponte è ovviamente connessa a quella delle piene che di solito ne comportavano la sua distruzione. Assai interessante è il documento che segue, dell’ottobre del 1873, in cui si attesta la distruzione del ponte, e nel quale l’allora sindaco di Garzigliana Castagno, lamenta la necessità di intervenire tempestivamente contro eventuali illecite appropriazioni di legname proveniente dal ponte:

L’acqua del Torrente Chisone, avendo questa notte abbattuto ed esportato via il Ponte che da questo comune dà accesso a quella di Macello, perciò onde evitare contestazioni con le persone che si appropriano dei travi di detto ponte [...] delibera di attenersi a quanto le venne suggerito dall’Ill.mo sig.Pretore di Buriasco, cioè di far pubblicare un manifesto, con prevenire tutti quelli che si approprieranno di qualche travo, aboscamenta [...], di favorire la restituzione, sotto pena di pagamento del pezzo...

  Gli anni che seguirono mostrano una serie di pratiche per la ricostruzione del ponte. Interessante quella del sopralluogo effettuato dalla sottoprefettura del Circondario di Pinerolo il 21 Luglio 1879. Ne riportiamo le conclusioni che, oltre ad offrire informazioni sulla struttura del ponte, mostrano, già all’epoca, una propensione più a soluzioni provvisorie che definitive, anche se il documento non omette di segnalare che il transito sulla provinciale è fondamentale:

1. Che quantunque non sia conveniente nell’interesse generale la ricostruzione di un ponte provvisorio, che ad ogni piena viene esportato, tuttavia attesa la necessità di riattivare il transito ai carri su quella strada molto battuta da chi, venendo da Cavour, Barge, etc. tende verso None e Torino, si debba autorizzare prontamente la ricostruzione di un ponte provvisorio della specie di quello distrutto.

[...]

5. Che la luce libera del ponte sia conveniente, sia più ampia ed a tal fine debba sostituirsi l’argine ottagonale d’accesso con altre campate senza elevare maggiormente il piano carreggiabile del ponte sopra il fondo del torrente.

[...]

8. Che il ponte ricostruito con quelle precauzioni non possa più essere causa di lagnanze da parte dei proprietari, ma anche di qualche difesa contro la piena del torrente, per cui sarebbe giusto che i comuni limitrofi e quelli a monte, i cui abitanti si servono del ponte, concorressero nella spesa, onde sollevare il Comune di Garzigliana delle maggiori opere che è obbligato d’imporre all’appaltatore del pedaggio.

Superata la fase del sopralluogo, in una aggiunta, contenuta nello stesso documento, il segretario di Prefettura aggiunge interessanti informazioni sulle caratteristiche del ponte:

1. Il ponte presenterà i caratteri di provvisorietà, che aveva quello distrutto, e sarà pertanto della stessa natura, cioè in cavalletti in legname, con longarine, farcinami e pietrino.

2. Dovrà avere un numero di campate sufficiente per arrivare sulla sponda destra fino al naturale terreno ghiaioso più elevato del letto del torrente ed insommergibile dalle piene ordinarie abbondanti.

[...]

4. La testata sulla sponda sinistra dovrà essere prolungata verso il torrente con una gettata di grossi massi avanzantesi da tre a quattro metri oltre la sua testa presente. [...]

5. Una piccola passerella della larghezza di tre metri il più profonda 80 centimetri sarà aperta nelle ghiaie a monte del ponte dell’alveo, dove più presentemente si presenta una naturale depressione e dove già altra volta esistette un filone del torrente. Tale passerella dovrà avere una direzione conveniente perché l’acqua venga a passare sotto le campate in mezzo del nuovo ponte.

Tali modalità furono accolte da un Decreto Regio del 30 luglio 1879 che autorizzava la ricostruzione del ponte, completata nel corso del 1880.

Probabilmente il ponte provvisorio, rimase tale fino alla fine del secolo, al punto che la Società operaia di Macello, decise di farsi carico di una pubblica sottoscrizione fra la popolazione macellese, per ottenere un ponte vero:

Ill.mo Signor Sindaco

Non è il caso di dimostrare di quanta utilità sia per Macello specialmente un ponte sul torrente Chisone, che dia comunicazione a queste popolazioni con quelle delle valli Pellice, d’alto Po, nella località a lei nota, poiché conosce molto bene i bisogni locali, ma poiché tale vivissimo desiderio possa realizzarsi occorrono lunghe pratiche a farsi dall’Onorevole Consesso sì degnamente dalla S.V.Ill.ma presente e piena adesione delle popolazioni interessate. E questa società operaia, al solo scopo di porre a possesso di questo Onor.le Consiglio comunale l’adesione unanime di questa popolazione, ricorre alla S.V. ill.ma perché l’autorizzi a farsi iniziatrice di una pubblica sottoscrizione fra la popolazione macellese, sopportando tutte le spese ad essa inerenti.

Il documento risulta assai interessante perché, a differenza dei precedenti, individua nel ponte, un sito di viabilità strategico, non più solo verso Cavour e Barge, ma soprattutto verso la val Pellice. Non si può non rilevare come nel corso dell’Ottocento in valle si fossero completati importanti insediamenti industriali tessili, non da ultimo quello del cotonificio Mazzonis, e come, pertanto, la via di comunicazione di cui ci stiamo occupando, venisse ad assumere un’importanza del tutto nuova.

 

Il guado, la passerella, il ponte: i progetti della belle époque

Il sindaco e la giunta risposero favorevolmente all’iniziativa della Società operaia, ma il ponte non fu costruito: al contrario abbiamo testimonianza che nel 1909, si era ritornati indietro al vecchio guado:

La strada intercomunale Macello-Garzigliana è troncata dal torrente Chisone, dimodoché per traversarla da una sponda all’altra, non esistendovi una passerella od un’opera qualsiasi, è forza di passarla a guado.

E’ da notare che a cominciare dalla sponda sinistra la strada è tutta in territorio di Garzigliana.

Questo comune già fece le pratiche in via amministrativa per indurre Garzigliana a costruire una passerella e a sistemare detto guado da renderlo atto a pubblico passaggio, ma purtroppo nulla di nuovo si poté ottenere.

Anche la Provincia di Torino che ha in sua manutenzione l’intiera rete stradale intercomunale non ne volle mai sapere, osservando che la manutenzione del guado, spetta al Comune interrogato.

I sottoscritti si trovano perciò costretti a richiamare il Comune di Garzigliana all’osservanza delle leggi e regolamenti stradali in vigore, non essendo lecito che per causa di uno, le popolazioni dei Comuni di Macello, Buriasco e Vigone trovino intralciati i loro affari, il loro commercio agricolo cogli importanti mercati di Cavour, Torre Pellice, Barge, Bagnolo, Saluzzo, ecc.

Devesi ancora far presente che il più delle volte il guado in questione è pericolosissimo, formandosi nelle piene del torrente fondami profondi e diverse disgrazie che purtroppo si ebbero a lamentare.

Le lamentele degli abitanti di Macello furono raccolte dal deputato di Collegio Enrico Soulier che non mancò di presentarle al ministro dei Lavori pubblici, che promise di interessarsi personalmente alla vicenda. A muoversi dunque non erano più solo le acque del Chisone e l’interessamento dei politici dovette produrre degli effetti positivi dal momento che già dal 5 marzo 1910 è il sottoprefetto di Pinerolo ad interessarsi alla vicenda. In una nota al sindaco di Macello scrive:

[...] Ad eliminare in parte i gravi inconvenienti che presentemente si verificano, sarebbe sorto intendimento di costruire sui due bracci del torrente in quella località, distinte passerelle adatte anche al transito di carri, con una spesa approssimativa, giusta il preventivo redatto da persona tecnica di lit.7500 circa.

A concorrere in siffatta opera dovrebbero essere chiamati i comuni i cui abitanti per i loro commerci, per le loro industrie sono usi a valersi frequentemente del passaggio in questione e tali comuni, giusta le informazioni assunte da questo ufficio, sarebbero i seguenti:

Bibiana, Buriasco, Campiglione, Cavour, Fenile, Garzigliana, Luserna San Giovanni, Macello, Vigone e Torre Pellice (circondario di Pinerolo); Barge, Bagnolo e Paesana (circondario di Saluzzo).

Circa l’attuabilità di siffatto progetto ed i criteri in base ai quali dovrebbe effettuarsi il riparto della spesa, riterrà opportuno trattare preventivamente in un convegno dei sindaci dei singoli comuni, da fissarsi presso questa Sottoprefettura. [...]

La somma con cui Macello sarebbe dovuto intervenire fu fissata in lire 300. Il Consiglio Comunale, presieduto dall’allora sindaco Manassero, aderì all’unanimità alla proposta del sottoprefetto.

Nonostante la buona volontà della sottoprefettura e dei comuni interessati, la costruzione del ponte innescò già all’epoca le prime inevitabili polemiche. La deputazione provinciale rifiutò fin dall’inizio di farsi carico della manutenzione ordinaria dell’alveo e del ponte, nell’intento di non creare dei precedenti:

La manutenzione dei tratti di strade correnti negli alvei, difficilmente potrebbe essere fatta in modo da accontentare il pubblico, mentre d’altra parte, costituirebbe un notevole aggravio per il bilancio provinciale.

Il Comune di Macello comunque proseguì per la strada intrapresa, nominando alla fine del 1911, una commissione che esaminasse il progetto presentato dal sig.Chiomio; dalla carte d’archivio non è dato di sapere le reali motivazioni ma, attorno a questo progetto, dovettero scatenarsi, forti conflitti di interesse, come testimonia questa lettera di Sandrone Sebastiano, insegnante a riposo, che si rivolge direttamente al sottoprefetto di Pinerolo:

[...] la pratica per la costruzione del ponte in legno tra Macello e Garzigliana, trovasi già a buon punto, ma le insinuazioni occulte di chi tenta tuttora di mandare a monte ogni iniziativa, fanno sì che le cose andranno ancora per le lunghe, se non vi si mette pronto riparo.

Vi ha chi insinua presso i sindaci dei comuni interessati che il progetto [...] essendo solo opera del sig.Chiomio uomo illetterato, non presenta abbastanza garanzie per la solidità di un ponte sul quale avranno a transitare molti carri.

Per annientare tali rovinose insidie sarebbe opportuno che la S.V. Ill.ma volesse ancora inviare una lettera ai Sindaci a cui allegare un copia del progetto ché il disegno del ponte fu bensì ideato dal Chiomio, ma venne in seguito allestito dall’Ing.Comolli che portossi sul luogo per il relativo studio; quindi tanto il disegno quanto il progetto di tale ponte, sono opera di un valente ingeniere e non solo di un semplice illetterato.

A complicare le cose giunsero poi le defezioni dei comuni di Torre Pellice, Campiglione, Fenile, Cavour, None, Airasca, Frossasco, i cui consigli deliberarono il loro scarso interesse per la costruzione del ponte, nonché la loro indisponibilità a intervenire economicamente a sostegno della sua costruzione. Molto diplomatica, ma anche indicativa delle polemiche che dovettero sorgere intorno la progetto, la risposta dell’allora sindaco di Cavour:

[...] L’amministrazione comunale locale [...] pur plaudendo alla lodevole iniziativa che servirebbe maggiormente a sviluppare le comunicazioni commerciali fra i diversi industri centri, collo scambio reciproco a comune vantaggio dei propri prodotti sì agricoli, che manufatturieri, non ha potuto prendere in debita considerazione, la relativa proposta fatta colla lettera a margine segnata.

Occorre, notare a maggiore delucidazione dell’asserto che a nostro modesto parere, non troviamo adatta la costruzione di un semplice ponte in legno, quale avrebbe pur sempre carattere provvisorio, e peggio ancora, data la località, troviamo insufficiente il preventivo fatto in complessive lire ottomila. D’altra parte in merito alle due affermazioni surriferite, ci mancano i documenti inerenti al progetto, disegni, computi metrici, di stima, allegati, ecc. e quel che più monta, non conosciamo il nome del progettista della capitale opera ideata, cosa essenziale questa per fare maggiore affidamento di diligente studio, di assoluta sicurezza e garanzia dell’opera stessa.

Vi esprimeremo ancora completamente il nostro pensiero in merito, ci pare che senza un’arginatura alle due sponde, a monte dell’ideato ponte, non vi possa esistere opera stabile e duratura.

Per il complesso di motivi suaccennati, sono spiacente di non poter prendere, a nome della locale amministrazione, l’idea stessa, ben lieto, se dopo maturi studi in merito e dopo comunicazione dei medesimi, possa, nel comune vantaggio, il progetto ideato, avere felice e completa attuazione.

All’indifferenza dei comuni citati, si aggiunsero le perplessità del Comune di Garzigliana; il tutto provocò il momentaneo accantonamento del progetto Chiomio, in favore di un progetto più costoso di una passerella in cemento armato.

A questo punto intervenne anche la popolazione. Non sappiamo secondo quali modalità, ma si tentò di costituire un comitato promotore. Di questo abbiamo traccia in un documento che lucidamente ripercorre la necessità della costruzione di un ponte sul Chisone, tenendo conto della sua importanza in relazione al miglioramento della viabilità. A differenza dei documenti esaminati finora, esso riporta dati concreti e propone la costituzione di un consorzio:

[...]

CENTRI

DA

CONSIDERATI

A

Distanza attuale in strade ordinarie

Distanza a costruzione fatta

Differenza in km.

Vigone

Bricherasio

29

20

9

Macello

Cavour

21

8

13

Garzigliana

Vigone

21

11

16

Osasco

Vigone

22

15

7

Cavour-Villafranca

Vigone

16

/

/

Cavour-Garzigliana

Vigone

"

16

"

Se ai vantaggi delle abbreviazioni dei rispettivi percorsi che si otterrebbero, si uniscono le considerazioni che colla nuova costruzione si potrebbe in tempo non lontano stabilire comunicazioni tramviarie nuove, oppure collegarle colle già esistenti; riesce non dubbio il tornaconto che hanno tutti questi comuni di costituirsi in Consorzio e con quote proporzionali sia alla distanza che alla densità di popolazione ed entità di Commercio provvedere alla somma inferiore da calcoli stabiliti alle lire 100.000 per addivenire alla costruzione del ponte sulla strada intercomunale Macello-Garzigliana, chiamando anche in sussidio i comuni raggruppati intorno a Bricherasio, quali Fenile, Campiglione, ecc, che approfitterebbero degli stessi vantaggi che la nuova costruzione apporterebbe a Bricherasio.

A tal fine i sottoscritti hanno considerato utile di creare un Comitato provvisorio per iniziare la pratica della costituzione di un Consorzio; e si rivolgono ai sindaci dei rispettivi paesi, affinché questi costituiscano dei Comitati Locali e concorrano con nobile slancio ad ottenere lo scopo della costruzione del ponte tanto invocata.

Alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni è proprio il caso di dire che la storia è fatta di corsi e ricorsi! Non si sa quanto questo Comitato abbia effettivamente funzionato, tuttavia nel corso del 1912 il progetto Chiomio (del quale non ho peraltro finora trovato alcuna traccia in archivio) fu portato avanti dal Comune di Macello e quello di un consorzio dalla sottoprefettura di Pinerolo. I politici di collegio, nel nostro caso Luigi Facta, allora Ministro delle Finanze, fecero la loro parte chiedendo addirittura un contributo al Ministro dei lavori pubblici che rispose positivamente:

Caro Facta,

per quanto tu mi scrivi con la gradita tua del 9 corrente circa la passerella da costruirsi sul Torrente Chisone-Guado-Macello-Garzigliana, posso assicurarti che, ove sia presentata una domanda di sussidio, essa sarà presa nel più benevolo esame, e sarò lieto di poterla accogliere.

In ogni caso, nel marzo 1912, la sottoprefettura di Pinerolo aveva fatto notevoli progressi, ricompattando un fronte di comuni interessati attorno al nuovo progetto di lit.10.000 come indica chiaramente questa missiva indirizzata al sindaco di Macello:

Nella riunione tenutasi il giorno 9 corr. presso questa sottoprefettura fra i rappresentanti i Comuni interessati alla costruzione della passerella contraddistinta, dopo riconosciuta l’indiscutibile opportunità ed utilità di tale opera, si è proceduto alla designazione delle quote che potrebbero essere poste a carico di ciascun Comune per un ammontare complessivo di lit.5100 sulla spesa prevista in circa lire diecimila, salvo a provvedere al residuo importo mediante congrui concorsi da parte tanto del Governo, che della Amm.ne Provinciale.

Come V.S. potrà rilevare dal prospetto allegato alla presente, la quota designata a carico di cotesto Comune, sarebbe di lire 600 ed io quindi mi permetto di interessare V.S. a voler promuovere al riguardo le Determinazioni di competenza del Consiglio Com.le, favorendomi poi un cenno al riguardo per le opportune comunicazioni nella nuova adunanza che sarà tenuta in questa Sottoprefettura fra i rappresentanti dei Comuni interessati.

[...]

1

Bagnolo

concorso di

lit.400

2

Barge

" "

lit.500

3

Bibiana

" "

lit.150

4

Bricherasio

" "

lit.500

5

Buriasco

" "

lit.200

6

Campiglione

" "

lit.150

7

Cavour

" "

lit.800

8

Fenile

" "

lit.100

9

Garzigliana

" "

lit.500

10

Macello

" "

lit.600

11

Vigone

" "

lit.500

12

Pancalieri

" "

lit.300

13

None

" "

lit.200

14

Cercenasco

" "

lit.100

15

Scalenghe

" "

lit.100

 

TOTALE

 

Lit.5.100

Probabilmente furono le modifiche apportate al progetto a far cambiare rotta al Comune di Cavour che finiva così per diventare il principale finanziatore, almeno tra i comuni, della costruzione del ponte.

Fu concesso un sussidio ministeriale di lit.2500, pari a un quarto dell’importo dei lavori.

La passerella fu poi costruita nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 1913, sotto la direzione del perito comunale di Cavour, signor Perassi, che si incaricò pure di fare eseguire i lavori ad economia, anticipando le relative spese. Ma durante il corso di essi si ravvisò la necessità di costruire cinque luci in luogo delle due previste nel progetto compilato dal Genio Civile in relazione al primitivo progetto presentato dal Comune di Cavour, la quale variante attuata senz’altro in seguito ad accordi del sindaco di Cavour coi sindaci dei Comuni più direttamente interessati nell’opera, fu ritenuta molto utile dal Genio Civile. [...] Ma per effetto della predetta variante, la spesa dell’opera salì da lire 10.000 a lire 17.893,88. [...] Il sindaco di Cavour, con istanza 13 aprile 1914 chiese al Ministero un sussidio supplementare che, con Regio Decreto 19 luglio, fu concesso nella somma di lire 1973, pari al quarto dei lavori suppletivi.

E’ questa una prima esplicita dimostrazione di quanto storicamente, anche il Comune di Cavour, fosse ben lontano dal concepire un ponte dislocato su un guado diverso da quello tra Macello e Garzigliana e quanto fosse comunque interessato all’operazione, al punto di farsi anche carico di gestirla guidando l’iniziativa dei comuni. In tempi in cui sento parlare di secessione e noto che nel nome dell’autonomia alcune Amministrazioni tendono egoisticamente a salvaguardare i propri interessi contro nobili iniziative consorziative, non è poca cosa poter registrare che, ai tempi di Giolitti e Facta, non a caso gli anni in cui si realizzò in Italia il decollo industriale, esistevano amministratori che sapevano uscire dall’ombra dei propri campanili, nel nome di progetti di interesse comune.

 

Le difficoltà del primo dopoguerra, l’impegno dei podestà e i ponti di carta del regime.

Purtroppo l’incremento di spesa, rispetto al preventivo iniziale e le difficoltà economiche che investirono i comuni durante il primo conflitto mondiale, ruppero l’armonia tra i Comuni che aveva contraddistinto le trattative per il ponte di inizio secolo: molte amministrazioni rifiutarono di contribuire economicamente ai costi aggiuntivi e anche dal governo centrale iniziarono ad arrivare segnali non confortanti, rispetto alla possibilità di ulteriori finanziamenti. Macello, Garzigliana e Cavour, dovettero così caricarsi l’intero onere del pagamento delle spese sia di costruzione che di mantenimento.

Ad aggravare la situazione giunse, nel 1919, una piena che produsse uno spostamento (potremmo dire un "ritorno", dal momento che molti anni prima il Chisone era stato deviato) dell’alveo del Chisone tagliando fuori la passerella. Fu pertanto elaborato un progetto di prolungamento della passerella, affidato nuovamente al geom.cav. Carlo Perassi di Cavour che già aveva presieduto alla sua progettazione e realizzazione; la spesa complessiva venne allora computata in 45.000 lire, delle quali 13.500 a carico dei comuni interessati; la sottoprefettura si incaricò nuovamente di sensibilizzare i Comuni sulla necessità di un intervento urgente, prospettando la possibilità di ricorrere alle leggi emanate dal Governo a sollievo della disoccupazione operaia - art.16 Legge 20.8.1921, e, in un secondo momento il passaggio della manutenzione alla Provincia, come garanzia di non dovere più incontrare spese in avvenire.

Le lungaggini burocratiche portarono a un ripristino solo parziale e dal 1925 in avanti, le carte d’archivio parlano di un ponte in pessime condizioni. Il 4 settembre di quell’anno il Comune di Garzigliana interveniva vietando il transito dei veicoli di peso superiore ai 50 miriagrammi; in un’altra nota, il sindaco di Garzigliana non mancava di sottolineare che dal 1914

tutte le spese per la manutenzione e riparazioni della suddetta opera sono sempre state ripartite fra i tre Comuni di Cavour, Garzigliana e Macello in parti uguali, mentre usufruiscono della passerella le popolazioni di numerosi Comuni tanto della zona a sinistra che a destra del Chisone. [...] In questi ultimi anni le opere che si resero indispensabili per mantenere la passerella in efficienza, furono piuttosto rilevanti per il continuo e maggiore deperimento della costruzione in legno, che, pure avendo dato prova della massima solidità, sia per la continua esposizione degli agenti atmosferici, sia per le numerose piene del torrente, e più ancora per il continuo logorio causato dal transito di numerosi veicoli, trovasi ora in stato assai preoccupante per la sua stabilità.

Recentemente il continuo aumento nel percorso di carriaggi di peso elevato, fra i quali vanno anche annoverate delle autoblindate militari, hanno ancor più gravemente scossa la solidità del manufatto, rendendolo in condizioni tali da destare ora serie preoccupazioni per la pubblica incolumità.

Veniva pertanto introdotto il divieto su menzionato. Inoltre il Sotto-prefetto, facendo proprie le preoccupazioni dei Comuni di Macello e Garzigliana segnalava la situazione a tutti i Comuni del Comprensorio facendo presente che:

Venendo a mancare un accordo fra i numerosi comuni che per loro condizioni e situazione ha obbligo evidente di prestarsi per una completa e sicura riattivazione della passerella sul Chisone i sindaci dei tre comuni avanti citati, hanno deliberato, per esimersi da una grave responsabilità e per assicurarsi da possibili e gravi sinistri di adottare radicali provvedimenti entro breve periodo di tempo, addivenendo alla completa demolizione del manufatto in pericolo o sbarrando le strade in località opportune in modo da ostruire per intero la circolazione.

In questa vicenda tutto sommato morbida fu la posizione del sindaco di Garzigliana, che, al di là delle dichiarazioni di principio, era ancora fiducioso che qualcosa potesse muoversi e il 12 ottobre prospettava pertanto al sindaco di Macello, la possibilità di alcuni interventi provvisori fatti in economia (circa mille lire), per prendere tempo.

Drastiche furono invece le prese di posizione del podestà di Macello che, in una missiva al podestà di Garzigliana del 23 novembre 1926 così si esprimeva:

Preso atto di quanto esposto da V.S. e visto che le pratiche per la costruzione di un consorzio coattivo fra tutti i comuni interessati, nonostante l’interessamento di V.S. non potranno mai avere un concreto e soddisfacente risultato, con vero rincrescimento debbo confessare a V.S. che questo Comune in relazione alle proprie strettezze finanziarie, più non si trova in grado di sopportare per un terzo le spese ordinarie e straordinarie per la passerella in oggetto, per cui prego la S.V. di voler prendere atto che quest’Ufficio si intende per il prossimo esercizio 1927 esonerato da ogni vincolo od impegno che fosse stato precedentemente assunto in merito alle spese di cui sopra.

Nel contempo mi permetto di interessare la S.V. per conoscere se credesse opportuno di alienare senz’altro il materiale della passerella stessa, prima che deperisca totalmente, potendosi per i pedoni praticare come si faceva anticamente il passaggio a guado.

Di fronte a tale levata di scudi, il podestà di Garzigliana non si perdeva però d’animo, rispondendo:

mi permetto di far rilevare alla S.V. la inopportunità della decisione adottata in merito al concorso nelle spese ordinarie e straordinarie per la manutenzione della passerella sul torrente Chisone, poiché nel prossimo anno tali spese non potranno essere certamente rilevanti, trattandosi unicamente di opere atte a salvaguardare la sicurezza e la incolumità pubblica, mentre conservando il manufatto, si ha pur sempre il grande vantaggio di permettere il transito ai pedoni.

Mi fa specie poi che in epoca come l’attuale in cui tutti gli Enti intraprendono con entusiasmo la costruzione di opere per facilitare le comunicazioni stradali, ferroviarie, ecc. la S.V. proponga la demolizione di un ponte, anziché la ricostruzione.

I richiami alla pazienza del podestà di Garzigliana a quello di Macello continuarono anche nel 1927:

[...] Per quanto riguarda la esplicita dichiarazione della S.V. di non potere più concorrere in avvenire alla spesa per la conservazione del manufatto, osservo anzitutto che d’ora innanzi spese di tale genere non ne dovrebbero più esistere o per lo meno saranno in misura limitatissima e solo necessarie se per mantenere in efficienza il passaggio dei pedoni e salvaguardare la incolumità pubblica.

Il sottoscritto, pur essendo concorde nel parere che molti comuni hanno interesse di portare il loro contributo per una radicale sistemazione e trasformazione dell’attuale passerella, è però anche convinto che i comuni di Garzigliana, Macello e Cavour debbano farsi promotori e organizzatori di ogni iniziativa ché in caso contrario se non gli Enti suindicati, nessun altro verrà certamente ad interessarsi dell’importante problema.

In merito al progetto di massima, il ritardo nel suo allestimento deve appunto ricercarsi nella mancanza di fondi: perché se si fosse stati disposti ad assumersi il pagamento di una certa somma, sarebbe stato assai più facile trovare una ditta che avrebbe eseguito l’incarico con tutta sollecitudine, mentre per una spesa esigua o addirittura .... nulla (!) ... non è la stessa cosa! Ed in merito è superfluo ogni commento!

Ad ogni modo posso assicurare la S.V. che il progetto è a buon punto. [...]

Ma per intanto lo scrivente è d’avviso, pur non disconoscendo la situazione finanziaria piuttosto critica della maggioranza dei comuni, che sia necessario sopportare qualche sacrifizio morale e finanziario se si vuole giungere a qualche risultato; poiché neppure il Comune di Garzigliana si trova da solo nella possibilità morale e materiale di intraprendere un’opera di tale entità.

I comuni risolsero alla fine di rivolgersi direttamente a Mussolini, in questa missiva che, sia per i toni, che per i contenuti (necessità di costruire un ponte per ragioni militari), può a pieno titolo essere considerata espressione dell’era fascista:

A.S.E. Benito Mussolini Presidente del Consiglio dei Ministri - Roma

I sottoscritti sindaci dei Comuni di Macello, Garzigliana, Cavour, Vigone e Buriasco viciniori del Torrente Chisone sottopongono a sua eccellenza la seguente relazione unitamente al piano topografico del luogo sul quale dovrebbesi costruire un ponte a cemento armato di grandissima utilità per una popolazione di centomila abitanti.

Il passaggio attraverso detto torrente in tale località (fra Macello e Garzigliana) fu per molti anni un vero disagio per detta popolazione che quando, o per lo squagliamento della neve dei vicini monti, o per le grandi piogge era ostruito dell’irruente corrente, dovevano servirsi dei due soli ponti sulla statale nazionale Pinerolo-Saluzzo, oppure di quello sul Torrente Pellice sullo stradale provinciale tra Vigone Villafranca Piemonte, fare così un lungo e vizioso giro per recarsi nei paesi al di là della sponda destra o viceversa per questi per recarsi nei paesi situati nella sponda sinistra.

Per evitare un tanto inconveniente e disagio a dette popolazioni i sindaci di Macello, di Garzigliana, di Cavour, di Buriasco, di Vigone, si fecero promotori della costruzione di due passerelle in legno tra Macello e Garzigliana sul Torrente Chisone.

Tali passerelle furono costruire tredici anni or sono, cioè nel 1912. In seguito si formò un’altra corrente fra le due passerelle da rendere quasi inutile il passaggio sulle passerelle. Ora anche dette passerelle sono in completa rovina, e per evitare disgrazie ai carrettieri, i sindaci dei comuni limitrofi di Macello e Garzigliana, Cavour e Buriasco credettero bene di porre due cartelli avvisi a Macello e Garzigliana per avvertire i carrettieri di non passare in dette passerelle con carichi oltre i 50 Mgr.

Fra due o tre anni dette passerelle saranno in completa rovina, e quindi i passeggeri ed i veicoli si vedranno di nuovo a disagio come prima della costruzione delle due passerelle.

Un ponte a cemento armato attraverso detto torrente ed in tale località, cioè tra Macello e Garzigliana, non è solo di grandissima utilità fra le popolazioni per il commercio, ma è anche un’immensa necessità strategica in caso di azione bellica colla nazione di ponente oltre le Alpi, poiché all’infuori dei due ponti sopra menzionati, non ve ne sono altri attraverso i due torrenti Chisone e Pellice.

Ai tempi del governo di Giolitti e di Peano, nella provincia di Cuneo, ponti a cemento armato se ne costruirono a centinaia, e molti di pochissima utilità. Forse che la popolazione della provincia di Torino sia da meno di quella di Cuneo?

Il documento è interessante anche per un altro motivo: ancora nel 1925, solo tre sono le vie strategiche di comunicazione indicate fra una sponda e l’altra del Pellice e del Chisone: il ponte tra Vigone e Villafranca, quello sulla Pinerolo-Saluzzo e infine il guado Macello-Garzigliana; non viene affatto menzionato il guado di Zucchea sul Pellice.

Al di là della lettera a Mussolini, sappiamo che la varie iniziative che furono prese, tra cui anche quella di chiudere definitivamente il guado, erano volte soprattutto a sollecitare la sottoprefettura e la provincia a costituire un consorzio coattivo di comuni come ben testimonia questa missiva del podestà di Macello, indirizzata nientemeno che al Prefetto, che reca la data del 21 febbraio 1929:

[...] Urgendo addivenire ad una definitiva risoluzione dell’annosa questione, mi permetto invocare l’Autorevole interessamento della E.V. onde voglia, a norma dell’art.45 della vigente legge sui lavori pubblici procedere alla costituzione di un Consorzio Coattivo fra tutti i Comuni che per le loro condizioni o situazione hanno l’obbligo di concorrere per la riattivazione della circolazione sulla strada intercomunale Macello-Garzigliana mediante la costruzione di un ponticello in cemento armato.

Avvero che il preventivo della spesa, unitamente alla relazione tecnica ed al progetto di massima allestiti come sovra dal detto signor Ing.Locchi di Torino, il parere in merito espresso dall’Ufficio del Genio Civile, nonché l’elenco dei comuni che dovrebbero essere inclusi nel consorzio coattivo, trovasi il tutto depositato nell’Ufficio Comunale di Garzigliana (essendo l’opera da eseguirsi posta in detto Comune) e la E.V. non ha che da farne richiesta al Signor Podestà di detto Comune onde procurarsi tutti gli elementi indispensabili per dar inizio alla pratica.

Il consorzio coattivo però non fu costituito e la Provincia si defilò dall’incarico di far eseguire l’opera, accordando unicamente un contributo finanziario di 165.000 lire. Questa la situazione, tratteggiata dal podestà di Garzigliana nel 1933:

[...] Attualmente la pratica in oggetto è stata inoltrata, per il tramite della Regia Prefettura, all’On.le Ministero dei Lavori Pubblici per ottenere il sussidio dello Stato. Il Corpo Reale del Genio Civile ha approvato il progetto di ponte in cemento armato all’uopo fatto allestire da tempo, - e di cui la S.V. ha già preso visione - esprimendo parere favorevole alla concessione di sussidio, e con particolare raccomandazione di urgenza per l’esecuzione dell’opera.

Per il finanziamento dell’opera costruenda sono sin’ora assicurati i seguenti contributi: a)Dall’Amministrazione della Provincia di Torino lit.165.000; b) dai vari comuni interessati lire circa 105.000; c) dal contributo che sarà accordato dallo Stato e di cui ancora se ne ignora l’importo essendo stato chiesto nella somma di lit.200.000.

L’opera costruenda, compresi gli accessi, argini di difesa importerà una spesa complessiva preventivata in lit.470.000.

A distanza di un anno mancava ancora il finanziamento dello Stato e l’irriducibile podestà di Garzigliana indirizzava allora un nuovo sollecito, direttamente al Prefetto di Torino:

[...] Già nelle precedenti comunicazioni ebbe l’onore di far presente a V.E. l’assoluta ed urgente necessità dell’esecuzione dell’opera in oggetto che interessa una vastissima regione della Provincia. [...]

Ora mi ritengo in dovere di segnalare, in via riservatissima, a V.E. che nelle popolazioni della regione interessata si propaga un vivo malcontento ed un senso di sfiducia per la mancata o quanto meno ormai troppo ritardata esecuzione dell’importante opera, della cui mancanza risentono rilevanti disagi le popolazioni.

Ho piena fiducia che col nuovo esercizio finanziario iniziatosi col 1° Luglio corr., l’On.Ministero LL.PP. potrà disporre dei fondi per l’erogazione del richiesto sussidio, provvedimento ormai indilazionabile e di assoluta urgenza; osservando ancora che l’onere dello Stato è una cifra esigua in confronto ai notevoli sacrifizi che si sono addossati piccoli Comuni di importanza e disponibilità finanziarie assai limitate.

Nonostante tutto questo impegno il ponte non fu costruito. Una nota del segretario federale di Macello all’Ispettore Federale della 13 zona, che cita una risposta del prefetto in merito, sigla così la fine di una vicenda, ormai a ridosso del II Conflitto mondiale:

[...]La licitazione privata per la ricostruzione della passerella sul Torrente Chisone che era stata bandita dal Comune di Garzigliana per il 27 marzo 1938, è andata deserta dato lo aumento di materiali non contemplato all’atto della compilazione della perizia. Allo stato attuale il progetto dovrà essere riveduto anche perché il corso dell’acqua è deviato in altro filone.

Poi venne la guerra. I documenti accessibili nell’Archivio Comunale di Macello si fermano al 1946, ma non aggiungono altro. Il resto delle carte, che arriva fino ai giorni nostri, si trova ora in tanti scatoloni che attendono di essere riordinati, ma che offrirebbero comunque notizie su fatti che sono ormai patrimonio della memoria collettiva e di uno stato di frustrazione e impotenza per la mancata costruzione del ponte.

Rileggere il passato assume però anche un senso particolare se si medita sulle scelte sbagliate, alla luce di quelle che si sarebbero potute percorrere: basti pensare alla distruzione del patrimonio ambientale operata dalla speculazione edilizia degli anni Sessanta. Ecco perché, quale auspicio per il futuro, vale forse la pena concludere la nostra storia con il progetto del ponte, realizzato in quegli anni dall’ing.Remo Locchi, che mostra come avrebbe potuto risolversi positivamente la vicenda, se solo i politici di regime vi avessero prestato maggiore attenzione:

[...] Alla sua uscita nella pianura il Chisone è attraversato dalla ferrovia e dalla provinciale, che subito si biforca per attraversare il Pellice in due punti distinti del tratto che precede l’unione dei due torrenti e cioè fra Bricherasio e Bibiana, e fra Osasco e Cavour.

Dopo la confluenza non vi sono altri ponti fino a quello della strada Vigone-Villafranca-Moretta distante 14 chilometri e più da quello sul Chisone sulla strada provinciale Pinerolo-Torre Pellice. In questo lungo tratto il torrente tronca numerose strade, tutte senza ponti, e tra queste particolarmente importante la intercomunale Garzigliana-Macello, la quale, se fosse compiuta, mediante la costruzione di un ponte solido e sicuro sul Chisone, avrebbe una grande utilità di ordine locale in quanto allaccerebbe direttamente tra loro numerosi comuni della sponda sinistra (Piscina, Airasca, None, Buriasco, Scalenghe, Cercenasco, Castagnole P., Virle, Pancalieri, Vigone, Macello, ecc.) colla valle del Chisone e coll’importantissimo centro agricolo di Cavour, risparmiando il lungo giro per Pinerolo e San Secondo. E ben grande sarebbe anche l’utilità generale e specialmente militare del ponte, perché esso permetterebbe di unire direttamente a Torino, con un percorso assolutamente indipendente dalle due strade laterali esistenti, la Valle del Po (per Pesana-Barge-Cavour-Garzigliana-Macello) a quella del Pellice (per Bricherasio-Garzigliana-Macello), proseguendosi al di là del ponte da ambe queste due provenienze coll’unico percorso delle strade esistenti per Vigone, Virle, Castagnole, Piobesi, Vinovo, Torino.

Mentre ogni considerazione di interesse regionale e specialmente militare esula dal campo di azione e dalle possibilità dei comuni vicini, questi sentirono da molto tempo l’importanza che la comunicazione tra i paesi delle opposte rive aveva per i normali rapporti di ordine locale. [...].

Se la ricostruzione [del ponte] potrà avere luogo, come è da augurarsi, bisognerà che l’opera sia tale per robustezza da assicurare il traffico anche in periodo di piena, e da consentire il transito di veicoli pesanti, come locomobili e traini militari. A tale criterio si è ispirato il progettista lo studio dell’opera. [...]

L’opera [...] sarà in cemento armato. Avrà una caraggiata centrale di 4 metri con due marciapiedi laterali, portanti la larghezza totale della piattaforma a m.5.20.

Il ponte sorpasserà tutto il letto del Chisone, in direzione normale al filone medio di piena. Sarà del tipo a travate: ingentilito da mensole arcuate, che lo faranno assomigliare ad un ponte ad archi molto ribassati.

Le campate saranno in numero di 7, con luce lorda, da centro a centro, di m.18, e allo scopo di premunire l’opera dagli aggiramenti mediante erosione e asportazione delle rampe stradali di accesso (pericolo questo non indifferente per la testata sulla destra) i consueti muri d’ala vennero sostituiti con muri di risvolta, approfonditi da ogni parte per 4 metri nel vivo terrapieno delle sponde e formanti le piazzuole d’invito. In tal modo la lunghezza totale dell’opera risulterà di m.134.

Per favorire il passaggio sotto alle travate degli eventuali materiali galleggianti sulle acque di piena (alberi, ecc.), la piattaforma avrà l’asse arcuato nel piano verticale; ciò contribuirà anche a rendere il ponte più snello ed elegante.

Pile e spalle saranno in calcestruzzo di cemento, con rostri a semicerchio. Saranno spinte a profondità tale da assicurare contro lo scalzamento prodotto dai moti vorticosi dell’acqua, che d’altronde saranno molto ridotti per la esilità trasversale delle pile, voluta espressamente per tale scopo.

L’opera, benché semplicissima nella sua nudità, riuscirà elegante per le sue linee aggraziate e per la leggerezza delle navate, ottenute mediante il modernissimo impiego del cemento ad alta resistenza, il quale permetterà anche una rapida esecuzione. Anche la pavimentazione stradale sarà del tipo più moderno, in calcestruzzo di cemento, e così anche l’abolizione assoluta delle vibrazioni sarà un fattore di buona conservazione.

Si allega un preventivo sommario, dal quale risulta che questa supererà di poco le 500.000 lire, compresi i raccordi stradali, previsti per le alte velocità delle automobili.

 

"El punt ed Chisun": divagando dal 1944 ad oggi

di Luigi Priotti

Un episodio pur vago ma indelebile mi riconduce ad una sera d’autunno, quando la frase "punt ed Chisun" aveva costituito lo sfondo di un dialogo, oserei dire drammatico, avvenuto nel cortile di casa nostra, tra mio nonno ed un suo cognato, fratello di mia nonna. Erano circa le dieci di sera. Sul mese ho dei dubbi se fosse ottobre o novembre, l’anno era il 1944.

Un rumore in avvicinamento proveniente dalla strada ci richiamò tutti in cortile: era il tipico rumore delle ruote di un "cartun" a contatto della ghiaia stradale; un rumore normale e familiare allora, come potrebbe essere oggi il rumore dell’arrivo di un’auto per noi. L’anormale era costituito dall’ora: chi era mai quel matto per avventurarsi in strada con un mezzo ingombrante e rumoroso durante il coprifuoco? Dal dialogo concitato e dalle mezze frasi che ne seguirono, nonostante la giovane età , mi fu facile capire.

A quel pover’uomo del fratello di mia nonna alcuni partigiani avevano ingiunto in modo esplicito di provvedere al trasporto di due motociclette (probabilmente requisite) da Riva di Pinerolo a Garzigliana - località ponte Chisone- : il trasporto era da effettuarsi nella notte. Ma a metà strada non si era sentito di proseguire (se scoperto, causa il coprifuoco e il trasporto di materiale sospetto, poteva benissimo essere fucilato sul posto), e aveva perciò deviato a casa nostra con l’intento di chiedere ospitalità per la notte e ripartire verso l’alba.

Ricordo benissimo il poveretto con le lacrime agli occhi e mio nonno nel dilemma se accordare o negare l’ospitalità per una notte al fratello di sua moglie e indurlo a proseguire per non mettere a repentaglio la famiglia. Oltretutto mio nonno era anche responsabile nei confronti del proprietario di eventuali danni all’azienda di cui era affittuario, se per rappresaglia ciò si fosse verificato.

Infine la decisione. Zio Ignazio (così si chiamava) disse: "Ho deciso di proseguire piuttosto di mettere in pericolo tutti voi; ho quasi settant’anni, sono vedovo, può darsi che se incontro una pattuglia repubblichina abbiano pietà".

A mezzanotte, a missione compiuta senza imprevisti, sulla via del ritorno si era poi fermato a riposare da noi fino al mattino per ripartire a coprifuoco scaduto. Così il primo impatto per me sul "punt ed Chisun".

Sentii poi in seguito, anche da mia madre, qualcos’altro riguardante questa località. Ricordava ogni tanto di quand’era giovinetta, perciò intorno al 1925, quando unitamente ad altre coetanee e all’insaputa dei genitori la domenica pomeriggio dopo i vespri e la benedizione, facevano una capatina di corsa "al Punt" per vedere ballare. Tutto doveva esaurirsi nello spazio di un’ora o poco più: questo era il tempo per non insospettire i familiari.

Si trovava colà a quei tempi un’osteria con annessa sala da ballo. Più tardi il nome del proprietario sarebbe poi stato abbinato alla località; tutti lo conoscevano familiarmente per "Gepe del Punt". In tempi passati era punto di ristoro su un tragitto di una certa importanza; passava infatti in quei paraggi l’ "Antica Via di Luserna", collegante codesta valle e paesi vari pedemontani e limitrofi con le pianura verso Vigone ed oltre. Il tracciato originario esiste a tutt’oggi, parte in uso e parte in disuso. Il ponte in legno non esiste più da prima della guerra, ma vorrei fare alcune considerazioni.

Vorrei segnalare ancora che prima dell’uso dei tubi in cemento o acciaio per la costruzione del guado provvisorio, gli abitanti del posto hanno sempre provveduto - acque permettendo - alla costruzione di traballanti passerelle provvisorie per l’attraversamento a piedi con la bicicletta in spalla. Con pali di legno di acacia, materiale locale e molto resistente, venivano infissi vari cavalletti su cui poggiavano due tronchi appaiati nel migliore dei casi (a volte soltanto uno), per cui l’attraversamento era un’avventura.

Ogni tanto penso al 1966, quando venne rettificata e ampliata la provinciale Buriasco-Macello a molti parve che in un futuro imminente questa dovesse proseguire verso il Chisone. Qualcuno forse già ipotizzava una retta, in diagonale dal bivio di Sant’Antonio fino al torrente; e perciò una bella carreggiata di sette metri, il ponte sul Chisone ed il proseguimento dell’arteria con innesto nel sistema viario di collegamento con la Val Pellice e col Cavourese. E allora mi chiedo se ciò si fosse realizzato come sarebbe oggi Macello, quali vantaggi ne avrebbe tratto. Può darsi benissimo che l’assetto periferico dei nostri piccoli paesi avrebbe poi subito sostanziali modifiche urbanistiche: nuove case e nuovi capannoni, come d’altronde si è verificato un po’ ovunque di fronte a nuove arterie stradali. Egoisticamente parlando i proprietari di terreni fiancheggianti tale arteria, prima dell’adozione dei piani regolatori ne avrebbero tratto indubbi vantaggi. La stessa agricoltura, economia prevalente locale nei tempi passati, avrebbe dovuto arretrare e cedere spazio, oltre ad accusare disagi dovuti ad aumento del traffico: è cosa normale e irreversibile in questi casi.

Di fronte a questi eventi di modifica strutturale le nostre comunità ne possono trarre più vantaggi o più svantaggi? La stessa qualità della vita sale di un gradino o ne scende? Sotto l’aspetto economico possiamo dire senz’altro di sì, anche se ci si può chiedere se benessere e felicità siano sinonimi. Chi ha tre automobili è più felice di chi ne ha solo una? Chi ha la "Mercedes" è più felice di chi ha solo una "Panda"? Lo stesso dicasi per la casa, le vacanze e quant’altro il progresso ci ha fornito.

Di fronte a ciò siamo sempre consci che la vita di oggi non è più quella di ieri, quella di domani non sarà più quella di oggi, perché velocemente vengono a modificarsi le situazioni contingenti, vengono a mancare i soggetti che l’hanno caratterizzata. Ciò è ineluttabile.

Il problema del ponte e guado è oggi argomento attuale alla luce di probabili decisioni in merito da parte dell’Amministrazione Provinciale di Torino: ponte o guado provvisorio in regione Zucchea sul Pellice, o sul Chisone, tra Macello e Garzigliana? Sono due ipotesi che sembrano circolare di questi tempi a suscitare speranze e delusioni, ad accendere fantasie e dicerie. E molto probabilmente a coloro che hanno necessità di attraversamento, saltuarie o hobbistiche, qualsiasi soluzione può andare bene, ma non così è per chi ha problemi quotidiani dovuti a motivi di lavoro.

Per la costruzione del ponte, sia in un posto come nell’altro, oltre alla spesa del medesimo, sono da mettere in conto collegamenti viari di diversa entità sulle due sponde, sia di rettifica che di ampliamento; non si può concepire un aumento di traffico consistente su stradine tortuose e pericolose come le attuali.

In merito si sa, ed è naturale, che gli Amministratori di Cavour propendano per la zona di Zucchea: parte di territorio e abitanti appartengono a codesto Comune amministrativamente, anche se geograficamente sembrerebbe più logica l’appartenenza a Macello, considerando che qui usufruiscono di servizi vari (parrocchiali, cimiteriali, scolastici).

E’ da notare che l’attualità del problema ripristino e soluzione guado è stata incentivata anche dalla piovosità di questi ultimi anni. Se in annate come il 1989/ 1990 il ripristino del guado ha avuto cadenze annuali, recentemente dette cadenze sono state a volte mensili: di qui i maggiori disagi.

Volendo trarre delle conclusioni, e ammesso che la scelta cada sul tratto Macello - Garzigliana, quali possibili soluzioni in relazione alle risorse finanziarie disponibili, alla fattibilità pratica e alle garanzie durature? Il sistema attuale della posa di alcuni tubi sul filone d’acqua (metaforicamente quasi un gioco a rimpiattino tra gli uni e l’altra) è il sistema più economico nell’immediato, paragonabile alla tenda beduina nel deserto: il vento del deserto può spostarla ma l’uomo caparbiamente la ricollocherà nello stesso punto; è struttura povera, ma versatile e dinamica. Il ponte in cemento armato, soluzione di lungo respiro e di costi piuttosto elevati tenendo conto anche del rafforzamento e imbrigliamento delle sponde in relazione al dislivello naturale esistente sul letto del torrente (forte pendenza che in caso di piena favorisce la velocità delle acque, trascinamento e spostamento di materiali vari) è cosa fattibile, stante l’esiguità finanziaria a disposizione dell’Amministrazione Provinciale per opere consistenti?

E come terza soluzione è fattibile il cosiddetto "mini ponte di tubi", soluzione consistente nella posa di tubi autoportanti di un certo diametro sul letto del fiume per tutta la sua larghezza? Non sono un esperto di ingegneria idraulica, ma simile soluzione per garantire la viabilità in sicurezza richiede un buon ancoraggio, una mezza sifonatura per non costituire sbarramento in caso di piena e un letto del torrente con poca pendenza onde garantire minor velocità dell’acqua e distribuzione piuttosto regolare di questa su tutta la superficie. Trattandosi di opera gravata già di certi costi, richiede determinati presupposti, quali garanzie che alla prima piena il tutto non venga spazzato via.

Concludo questa messa di nero su bianco: ho voluto articolarla anche sotto forma di racconti personali e interrogativi vari, ma solamente per stimolare la lettura e di conseguenza pensieri e riflessioni. Il dilemma della soluzione a chi di dovere.

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