"APPUNTI"

aggiornato il 06/01/11

SOMMARIO

Che cos'è "Appunti"

Circa il "Tribunale del popolo"

Sul libro di Gaudenzio Binaschi, Un vescovo nella bufera. La Chiesa pinerolese dalla guerra alla liberazione.

Dopo la liberazione a Pinerolo

Gli scioperi del marzo 1943 nel Pinerolese

  Documenti

Villafranca Piemonte: la società, il lavoro, la guerra (1930-45)

Sui criminali nazifascisti: un caso locale

IL PREZZO DELLA LIBERTA'

Chiesa valdese e partigianato

Un magistrato a Pinerolo

Deportati nei campi di eliminazione

Internati militari in Germania

Partigiani nati o caduti nel Pinerolese

Caduti per la libertà

Decorati al valore militare

Divisione Leo Lanfranco

Divisione M.O.Adolfo Serafino

Divisione Sergio Toja

Vittime civili

Commmissari politici e delegati civili

Considerazioni conclusive

Indice argomenti (versione cartacea)

" 'Appunti' è sorto esattamente tre anni or sono, uscendo finora con scadenza mensile. Scelta non casuale di un ultrasettantenne parecchio malandato fisicamente, rimasto convinto dei principi e valori che sono alla base dell'antifascismo storicamente determinato; memore, protagonista e testimone diretto di oltre sei decenni di difficili e sofferte lotte per la libertà, la giustizia civile e sociale nel nostro e in altri Paesi.

Giova ripetere che questa iniziativa è stata assunta dopo ripetuti e mai giustificati rifiuti da parte delle Pubbliche Istituzioni - comprese quelle direttamente preposte - di assumere, proprio mentre dilagava il cosiddetto "revisionismo storico", precise iniziative per la ricostruzione - nella verità - di una memoria storica contemporanea sempre tenuta scientemente nascosta o falsata nei suoi elementi fondamentali e più significativi.

Per superare tale iniquità, riversata sulle successive generazioni, abbiamo proposto pubblicamente di dare un serio e responsabile impulso attraverso iniziative specifiche ed, in particolare, una sostanziale incentivazione economica e pubblicistica (come avviene, da molti anni, in territori a noi vicini), tendente a favorire lavori di studi e ricerca storica da parte di giovani locali, ad esempio con tesi di laurea finalizzate alla ricostruzione di pagine importanti su un passato meritevole di attenzione, che non dovrebbe essere destinato alla spazzatura dell'oblio, se non peggio."

Così Nemo Polliotti, ex-partigiano, autodefinisce il proprio foglio ciclostilato, che da ormai tre anni, fa circolare tra amici e interessati con una scadenza pressoché mensile. Il suo è ovviamente un punto di vista parziale sull'argomento, e "Appunti" rimane un testo frammentario, fatto di considerazioni personali; tuttavia il lavoro di Nemo ci è apparso straordinario per la ricchezza di spunti di riflessione, nonché per la documentazione locale sul Pinerolese che esibisce. Ecco perché ci è sembrato giusto ospitare, sulle pagine di "Cultura nel Pinerolese" dedicate alla storia, degli estratti di "Appunti" dedicati alla nostra zona.

La pagina e i suoi link sono in costruzione, e viene attualmente aggiornata ogni due settimane. Nemo solleva questioni importanti sulle quali forse anche altre persone vorrebbero intervenire. Saremo felici di ospitare anche i loro interventi che possono essere inviati alla Sailing-line di Riva (indirizzo nella Home-page di "Cultura nel Pinerolese") oppure all'e-mail pinerolo-cultura@sail.it. Riteniamo assai più costruttivo aprire un dibattito piuttosto che rimuovere qualsiasi discussione sull'argomento, lasciando che nel frattempo scompaiano del tutto i testimoni di un momento storico drammatico, ma nel quale si sono gettate le basi per la costruzione della democrazia in Italia.


FATTI LOCALI (Appunti n.7 - Luglio-agosto 1995)

Nella vita vi sono casi che lasciano quantomeno angosciati e perplessi. Cito, ad esempio, alcuni elementi di riflessione collegati alla Resistenza e alla guerra di Liberazione, dei quali stiamo celebrando il cinquantenario.

I fatti più rilevanti : lo scorso mese di aprile, viene pubblicato sul mensile diretto da Pier Giovanni Trossero, un clamoroso " scoop " circa un' eccidio avvenuto 50 anni or sono da partigiani locali, subito dopo il loro ingresso in Pinerolo, attraverso la costituzione di un " Tribunale del Popolo " diretto dall' ufficiale del R.E. Giovanni Costantino, allora Comandante delle formazioni gielliste della Val Germanasca e di altre in Val Chisone. Tale "Tribunale" avrebbe emesso circa 40-50 condanne a morte al giorno, fino a un totale di 400 / 500. Il tutto sarebbe stato affermato, senza dubbi, da autorevoli sacerdoti della diocesi di Pinerolo.

Nel successivo numero di maggio dello stesso periodico, venivano pubblicate precisazioni e smentite da parte del Comandante la Divisione Autonoma Val Chisone, Avv. Serafino, e dal sacerdote don Granero. La risposta veniva lasciata al solo autore dell' articolo, il quale comunque riafferma che in quelle giornata " le condanne piovevano a decine " . Personalmente avevo suggerito che si andasse fino in fondo, nelle sedi opportune, per l'accertamento della verità. Si preferì stendere un pietoso velo.

Lo stesso mese di maggio (28/5), " L' Eco del Chisone " dedica una intera pagina al un " Illustre studioso", il prof. Sacco, centrato su un violentissimo attacco a tutti i partiti antifascisti per il loro operato durante la guerra di liberazione; rivela minacce di insurrezioni, mentre i partigiani scenderanno in "città già liberate"; i riconoscimento delle qualifiche di partigiano sono regalate anche a chi lavora per i tedeschi. Non viene risparmiata neppure la Repubblica che " oserà proclamarsi con frase blasfema " nata dalla Resistenza". Tralascio altre amare "amenità" che dovrebbero aprire un "salutare dibattito".

Dopo un sereno quanto rigoroso intervento dello storico Gianni Oliva e un mio breve scritto di appoggio ( in quanto protagonista, anche politicamente impegnato), tutto viene dichiarato chiuso dallo stesso Sacco ( il 29 / 6 ) con un altro articolo di 5 colonne in cui ripete, pari , pari, quanto scritto un mese prima. Dibattito ?.

Ad una settimana di distanza altro "scoop". questa volta su " L'Eco del Chisone " che pubblica un vero, importante documento storico, ricavato da uno scritto del Vescovo di Pinerolo nel 1945, mons. Binaschi, nel quale sono indicati in " circa una sessantina " le condanne a morte emanate, questa volta da un " Tribunale partigiano", presieduto dal Comandante Costantino. Su chiara pressione del presule esso venne integrato con professionisti della giustizia.

Personalmente ritengo altamente positivo che questo documento di verità sia venuto alla luce. Lascia, invece, quantomeno perplesso e preoccupante, il fatto che esso sia stato tenuto del tutto nascosto per mezzo secolo, ed uscire solo dopo la morte di Costantino e, probabilmente, di tutti i componenti la giuria di allora, i quali non possono più portare la loro testimonianza e rispondere ad accuse così infamanti. Con loro vivi sarebbe stato possibile sapere con esattezza quando, come, e chi è stato condannato e il perché, qualunque esso sia : se si trattava di veri e propri criminali di guerra, di colpevoli di omicidi e stragi che hanno caratterizzato le nostre valli, di condanne in base alle leggi di guerra allora vigenti e dalle disposizioni delle superiori autorità militari. e chi, invece, è stato oggetto di un feroce atto di vendetta personale.

Per quel poco che ho conosciuto Costantino, non riesco a immaginarlo nella figura dello spietato carnefice.

Mi auguro, quindi, che sia ancora possibile, anche sulla base delle qualche indicazioni del direttore dell' Eco e dal citato Sindaco di Pinerolo, rintracciare atti e documenti autentici, tali da sciogliere quello che è il vero, crudele nodo.

Proprio in relazione a questo stato di cose, cercherò anche di ricostruire almeno qualche elemento essenziale del quadro complessivo, con dati e documenti che si possono rendersi disponibili. Ognuno potrà tirare le proprie conclusioni.

Documenti : Atti del Comitato di Liberazione Nazionale Regionale Piemontese e della Giunta Regionale di Governo.

N° 18 (35) del 15 aprile 1945

Disposizioni circa il funzionamento dei Tribunali Straordinari di guerra all'atto della liberazione :

IL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE PER IL PIEMONTE

Ritenuta la necessità di provvedere con le emanazioni di norme integrative del decreto n° 20 del 15 ottobre 1944, per la repressione dei reati immediatamente a seguito della liberazione nazionale dalle forze nazifasciste,

Ha decretato

Art. 1 - All'atto della liberazione da parte delle formazioni del C.V.L. le località liberate verranno a trovarsi nello stato di cui agli art. 214 e segg. T.U. leggi p.s. anche senza che venga per esse provveduto all'emanazione del decreto previsto all' art. 214 del T.U. predetto.

Art. 2 - Per effetto della liberazione di cui all'art. precedente la facoltà di cui all'art. 215 del T.U. leggi p.s. sarà devoluta ai Comandanti di qualsiasi formazione del C.V.L.

Art. 3 - Per effetto della liberazione di cui all'art. 1 e in deroga alla disposizione dell'art. 219 T.U. leggio p.s. la cognizione di tutti i reati sarà devoluta a tribunali straordinari di guerra che verranno costituiti ai sensi degli art. 283 e segg. del Codice Penale Militare di guerra.

Art. 4 - I tribunali militari straordinari di cui all'art. precedente saranno competenti a giudicare senza necessità della loro convocazione per ogni singolo caso.

Art. 5 - Per effetto della liberazione di cui all'art. 1 e in deroga alle disposizioni dell'ordinamento giudiziario militare la competenza a riunire i tribunali straordinari previsti all' art. 3 sarà devoluto ai comandanti di divisione del C.V.L. o di autorità superiore.

Art. 6 - Lo stato di emergenza di cui all'art. 1 e la competenza dei tribunali militari straordinari previsti agli art. precedenti cesseranno in seguito a dichiarazione del Comitato di Liberazione Regionale.

 

GRAZIE ALPINO MARCELLIN (Appunti 8 bis 2 Agosto 1995)

Nel precedente "Appunti" n° 7-8, venivano rilevate alcune amare e preoccupanti considerazioni in merito alle pagine intere pubblicate con grande evidenza dall' "Eco Mese", di Pier Giovanni Trossero, su paurosi eccidi commessi dai partigiani locali dopo la. liberazione di Pinerolo. Altra pagina e altrettante evidenza da parte dell' "Eco del Chisone su un documento del prelato di allora, accompagnato da precisi accenni al "furore del Tribunale", e alla citazione di altre esecuzioni, non si capisce ad opera di chi e perché.

Tralasciando il caso dell'illustre studioso", mi sono chiesto il perché e il significato di tali massicce campagne di stampa, proseguite per ben due mesi, ed in particolare.

a) il motivo vero per cui è stato nascosto per 50 anni lo scritto del vescovo Binaschi ;

b) se vi è piena consapevolezza che nell'arco di mezzo secolo i membri della "giuria" altri eventualmente implicati nei processi, sarebbero venuti a mancare per ovvie ragioni fisiologiche, quindi nell'impossibilità di rispondere ad accuse così infamanti, e per altro verso, consentire la riabilitazioni di eventuali vittime innocenti.

c)concludevo con l'augurio che fosse ancora possibile rintracciare atti e documenti, tali da consentire la piena verifica di eventuali violazioni della leggi allora vigenti (riportando anche il testo integrale delle disposizioni degli organismi di governo).

Consegnavo , in tal senso, uno scritto a "L'Eco delle Valli Valdesi", in quanto tali valli erano zone di operazione delle formazioni partigiane gielliste e in particolare del Comandante Costantin. Esso veniva cortesemente e integralmente pubblicato il 21 luglio scorso.

Nel "Eco del Chisone della stessa settimana di luglio, nella pagina dedicata alle " lettere " veniva confinato, in mezza colonna, un'importante scritto (tagliato) dell'ottantenne ex Comandante la 1^ Divisione Alpina Autonoma Val Chisone, in quei giorni Ispettore Militare, Maggiorino Marcellin, nel quale si afferma, fra altro :

- di avere partecipato alle riunioni del Tribunale in questione, nella sua qualità di osservatore comandato;

- i Tribunali partigiani erano regolari e non lasciavano strascichi "salvo i soliti mugugni posteriori , le calunnie di gente in qualche modo interessata che non osa fare regolare denuncia e firmarla, gente che tralascia di dire che al Tribunale le porte erano aperte al popolo, ai giornali e che oltre al vescovo erano presenti il .Colonnello del distretto, il Sindaco, avv. Rizzo, l' avv: Martoglio, Burlot, il sottoscritto ed altri" . Marcellin cita pure l'esito positivo di due suoi interventi per il rilascio anche di carcerasti " sicuramente colpevoli ".

- termina invitando a risparmiare " i morti che non possono più difendersi".

E' curioso il fatto che - come risulta dalla poderosa opera di Claudio Pavone - già allora "qualcuno" si era rivolto al presidente della Giunta regionale piemontese del CLN ( Franco Antonicelli ) per lamentare "fucilazioni avvenute a Pinerolo con giudizi assai sommari".

Il Comando militare regionale piemontese ( CMRP ) " Precisa che si tratta di 5 fucilati perché è stata applicata la Circolare 250 del comando militare secondo la quale le forze delle Brigate nere e della X Mas sono criminali di guerra e devono essere eliminati salvo dimostrare la costrizione eventuale. Le lagnanze sono quindi respinte.

Dopo 50 anni vengono posti gli stessi problemi che solo la precisa volontà di occultare e rimuovere la nostra memoria storica ha impedito che essi abbiano una risposta di dignità e di verità.

 

DOCUMENTAZIONE (Appunti 8 bis)

( ogni commento è lasciato al lettore - le sottolineature sono nei testi originali )

DA UN DOCUMENTO DEL COMITATO MILITARE REGIONALE PIEMONTESE ( CLN )

- Direttive ai Comitati di Settore (giugno 1944)

1°) La situazione in atto impone di impegnare in Piemonte quanto più forze nazifasciste è possibile per obbligare il comando germanico a sottrarre forze al campo di battaglia e a tollerare la disorganizzazione delle linee di ritirata.

2°) -3°) -4°) - (modalità operative )

5°) - Nel corso delle azioni saranno catturati dei prigionieri. In via di principio, per assicurare uniformità in ogni settore, si dispone : germanici (combattenti normali) e forze repubblicane con camicia grigio-verde (per lo più succubi della reazione) : trattamento da prigionieri di guerra. Immissione nelle bande del personale di nazionalità non germanica che chiede di dare il proprio concorso alla lotta comune.; SS germaniche . SS italiane militi con la camicia nera saranno considerati mercenari e soppressi.

6°9 - disposizioni generali.

p. il Comitato militare

il consulente tecnico - militare

f.to Antonio L.

 

GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA

Comando Generale

Segreteria Generale P.D.C. lì 4 aprile 1944 - XXII^

n° protocollo 1853 / Segr. Gen.

OGGETTO : Operazioni contro i banditi

1 - L'azione dei banditi comunisti si sta intensificando. Gli atti di sabotaggio e di terrorismo si moltiplicano. Molte strade di comunicazione non sono più sicure. I nostri distaccamenti sono frequentemente attaccati...

Nel periodo dicembre-febbraio la GNR ha avuto le seguenti perdite :

334 caduti - 399 feriti

2 - E' evidente che questa azione e diretta è coordinata da agenti delle potenze nemiche. Il pericolo è tanto più grave in quanto con l' inizio della buona stagione la "bande" avranno maggior possibilità di movimento.

5- ..usare la massima durezza nei confronti dei banditi e di chi li aiuta.

P.C.C. IL CAPO DELLA SEGRETERIA GENERALE (Magg. Gen. E. Parodi)

IL COMANDANTE GENERALE ( Renato Ricci )

 

(GNR-senza tit.) RIASSUNTO DELLA SITUAZIONE POLITICO-MILITARE REGIONE PINEROLO

DALL' 8 GIUGNO AL 31 LUGLIO 1944 XXII^

2) -

Le forze di polizia - dopo la soppressione dei carabinieri - per cause superiori - non possono avere la necessaria lunga esperienza per far rispettare l' obbligo di presentazione alle armi; pertanto il rendimento delle classi chiamate alle armi negli ultimi 2 mesi è minima , ossia del :

2 % per la classe 1920

9 % " 1921

1 % " 1926

Si è così giunti al punto che i partigiani affiggono addirittura proclami di chiamata alle armi e il rendimento fu tale che il numero dei partigiani in Val Chisone che prima si aggirava sul migliaia è salito a circa 4.000, ora organizzati in compagnie; ...

3 ) - Inoltre le difficoltà di mantenere l'ordine per deficienza di forze dell' Esercito e della Polizia , fanno sì che lasciano libertà d'azione non solo ai ribelli ...esempio caratteristico, quanto è avvenuto alla:

SOCIETÀ' TALCO E GRAFITE di Malanaggio, a solo 7 km. da Pinerolo, dove l'azione di un centinaio di partigiani .. possono in tutta tranquillità - tagliare le linee telefoniche e telegrafiche e compiere un festino durato 3 ore.. compiendo pure saccheggi di materiale vario e "dinamon" che trasportavano a mano del tutto indisturbati : cosa incredibile......danno £ 200.000

NUOVE INDUSTRIE TESSILI ITALIANE (Baudenasca) : circa un centinaio di partigiani armati bloccano le strade e penetrano violentemente nei locali facendosi consegnare materiale tessile, impermeabili, ecc. per un valore di circa 9.000.000.

Il 29 giugno a Pinerolo - Ponte Chisone ore 20,30, partigiani armati, a mezzo di dinamite, facevano saltare il deposito macchina "OFFICINE RIV", danno £ 10.000.000.

4°) - I sabotaggi od attacchi a Caserme ed Enti militari sono compiuti da "veri" ribelli... le interruzioni ferroviarie, negli ultimi due mesi furono sei :

- 20 maggio - interruzione ferrovia fra Riva e Pinerolo...

- 4 giugno - " binari fra Sangone e Torino...

- 28 giugno - " " più punti fra Riva e Piscina ...

- 2 luglio - " fra Pinerolo e Riva...

- 15 luglio - " fra None e Candiolo sul ponte Chisola ore 6 : fu minato il ponte al passaggio del treno ( 2 morti e 6 feriti...)

- 3 luglio - interruzione binario fra Bibiana e Luserna, riattivato il 17 luglio, ossia dopo 15 giorni.

5°) - FROSSASCO - 11 giugno ore 9,45 - un gruppo di partig. armati preleva l' avv. Giulio Gambino - giudice del Tribunale Speciale di Torino e membro del Direttorio Fascista - allontanandosi verso il Colle del Morione. Alle ore 16 il Segretario del Fascio Repubblicano di Pinerolo, Guglielmo Gianoglio, si recava a Frossasco e prendeva come ostaggi: 1) il Generale dei Carabinieri - Riserva - Silvio CASAVECCHIA - classe 1874. 2) il Generale dell'Esercito - Riserva - Pietro PIUMATI - classe 1884 - residente a Frossasco. 3) l'avv. Leopoldo GALLETTO - residente a Frossasco..... Autorità superiore a Torino provvide... il 20 giugno i tre ostaggi erano rilasciati....

Così i rastrellamenti compiuti dalle SS italiane nei luoghi dove furono compiute azioni da parte dei ribelli portarono a prelevare fra i colpevoli anche persone assolutamente insospettabili dal lato morale e del pensiero politico patriottico...Ne è prova il fatto avvenuto a Orbassano il 18 luglio dove fra i prelevati era anche il Capo di S.M. del Comando Militare 206 ... fu rilasciato...

IL COLONNELLO DI CAVALLERIA - Mario Tonini -

Sul dopo liberazione a Pinerolo (Appunti n.9, 1 settembre 1995)

Proprio nel cinquantenario, sono sorte penose polemiche sul dopo liberazione di Pinerolo.

Forse è bene aver presente il quadro reale entro il quale si colloca la fine della guerra nelle zone nostre e vicine, e la cacciata in esse delle forze nazifasciste :

Cuneese - le guarnigioni tedesche e fasciste delle valli Vermegnana, Stura, Varaita, Maira, Grana e Po si ritirano o si arrendono alle formazioni partigiane locali già nelle notti tra il 24 e 26 aprile. violenti ma brevi scontri armati hanno, invece, luogo nei centri fortificati di Caraglio, Dronero e Verzuolo.

Val Pellice - scrive Prearo che il 26 aprile la valle " versava il suo ultimo contributo di sangue con l'uccisione di un civile. Guido Bonjour, vedovo di quella Annetta Bonjour uccisa dalle SS durante i combattimenti del 21 marzo 1944; e di Jenny Cardon in Peyronel, staffetta.

Val Luserna e Montoso - Marisa Diena: "..Il 18 aprile ... si astengono dal lavoro le popolazioni dei Comuni agricoli di vecchia tradizione partigiana ...Barge, Bagnolo, Bibiana, Villafranca, Luserna, Vigone,. Cardè. Lo sciopero è indetto dai CLN locali...così a Chieri dove il Battaglione RAP (reparti antipartigiani) .. dopo le diserzioni dell'ultimo mese, è stato ritirato". Restano gli oltranzisti della Brigata Nera Ather Capelli armatissimi... sono fatti prigionieri: Nei giorni successivi inizia la liberazione di Torino, assieme a tutte le altre formazioni partigiane e le SAP cittadine. Nei giorni 27 e 28 tedeschi e fascisti devono abbandonare la città.

Val Chisone e Germanasca - Sulla stradale della Val Chisone sono in ritirata ingentissime forze nazifasciste, provenienti anche dall'alta Val Susa. Esse sono inquadrate nella V Divisione Alpina Germanica, al comando del gen. Schlemmer, ed intendono congiungersi con la XXIV Divisione tedesca proveniente dal Cuneese (35.000 uomini in totale), dirigendosi verso Torino per una improbabile fuga. Le ingiunzioni di resa avanzate fin dal 25 aprile (con la garanzia di piena applicazione delle norme internazionali sui prigionieri di guerra), sono respinte. Va rilevato che già il 22 aprile, 35 uomini del Battaglione "Tirana" si sono arresi, consegnando armi e munizioni, alla Brigata "Monte Albergian".

La massa dei fuggiaschi viene ripetutamente attaccata, da Sestiere a Pinerolo.

Il 27 aprile è liberata Perosa, il 29 le Brigate "Juvenal" della Val Chisone e "Jervis" della GL entrano in Pinerolo..

Problemi - All'elevato contingente già stazionante in Pinerolo, viene ad aggiungersi, nei giorni 27 e 28 aprile, la calata del- l'ingentissima massa di nazisti e di fascisti disposti a tutto (come dimostrato a Villar Perosa, con l'assassinio di 7 civili). Quanti sono stati catturati a Pinerolo e giustiziati in base alle leggi di guerra vigenti ? Quanti si sono nascosti, sono stati scovati e processati ? Il tenente Haker veniva già da tempo segnalato quale criminale di guerra. Era il solo ?

Sappiamo solo di cifre, peraltro contraddittorie, che possono essere interpretate a senso di giustizia solo con la dovuta documentazione. Ciò che non era difficile 47anni fa, o anche meno, soprattutto nel periodo Scelba, di violentissima campagna di repressione antipartigiana.

Maggiorino Marcellin, 28 aprile 1945 : "tedeschi, e purtroppo anche reparti italiani in ritirata, si comportavano da criminali: rubavano, saccheggiavano, uccidevano. Villar era letteralmente spogliata. Del periodo di emergenza (22-30 aprile), esiste una dettagliate relazione della "Brigata Monte Assietta".

Angela Trabucco : "I casi di esecuzione sommaria nei confronti dei più famigerati capi delle Brigate Nere e della Guardia Nazionale Repubblicana erano stati voluti e approvati dalla popolazione. Limitati i casi di violenza ingiustificata.

DECRETO LEGISLATIVO n° 1 del 28 aprile 1945

Sostituzione dei capi della Corte d'Appello di Torino e conferimento di speciali poteri al Primo Presidente della Corte.

LA GIUNTA REGIONALE DI GOVERNO PER IL PIEMONTE

Ritenuta la necessità di coordinare i propri decreti n°17 del 20 luglio 1944, n°19 del 30 luglio e n°2 in data odierna

Decreta

Art. 1,- Il Consigliere di Cassazione, cav. uff. Domenico Riccardo Peretti Griva è nominato Primo Presidente della Corte di Appello di Torino in sostituzione ...

Art. 3,- Al Primo Presidente della Corte di Appello di Torino è conferita la facoltà di collocare a disposizione per gravi motivi con suo decreto qualunque magistrato o funzionario di cancelleria e segreteria degli uffici giudiziari del Distretto.

Art. 4,- Nella stessa forma il Primo Presidente potrà provvedere all'applicazione, anche con funzioni proprie di gradi superiori a quello rivestito, di magistrati e funzionari a qualunque ufficio del Distretto, anche se ciò implichi il passaggio dalle funzioni giudicanti alle requirenti e viceversa.

Art. 6,- Quando i provvedimenti di cui ai tre articoli precedenti interessino uffici del PM o di pretura, il Primo Presidente delibererà sentito il Procuratore Generale del Re.

Art. 9),- Allo stesso Primo Presidente è data facoltà di disporre che, in caso di necessità, nei procedimenti penali si proceda ad istruzione sommaria anche nei casi per i quali il codice di procedura penale e le altre leggi prevedono il rito formale.

Art.10,- Il presente decreto sostituisce ......

Torino 28 aprile 1945 La Giunta Regionale di Governo

Villafranca Piemonte: la società, il lavoro, la guerra (Appunti n.13, Novembre 1995)

Poniamo alla vostra attenzione (con il permesso dell'autore), alcuni brani da noi tratti da una sintesi (41 pag.) della tesi di laurea (396 pag.) di un giovane, pregevole cultore di storia locale, il villafranchese Paolo GROPPO, che in essa riassume elementi importanti di memoria storica e di civiltà, non solo per la comunità in cui vive . Relatore : il Prof. Claudio Dellavalle. Con un nostro, sia pure molto modesto complimento, per chiarezza e documentazione.

Esiste un filone sommerso della storia dell'ultimo secolo di cui non vi è traccia ... Esso è stato rimosso anche dalla memoria collettiva, poiché sono scomparsi gli ultimi testimoni e le prove documentarie sono scarse e frammentarie.... E' ben radicato nella memoria collettiva il fatto che Villafranca sia stato "un paese di pescatori", L'attività nel passato ha una rilevanza notevole... Attorno al 1950 ...risultavano ormai non più di una decina...

Nella ripartizione della proprietà agricola prevaleva la piccola proprietà...(un dato un po' anomalo per un comune di pianura)...lascia supporre l'esistenza di forme di economia mista...

Le grandi scelte di politica agraria e la campagna di propaganda condotte dal Regime fascista trovarono eco anche a Villafranca. In primo luogo la battaglia del grano...

Il passaggio dall'ammasso volontario all'ammasso obbligatorio nel giugno 1936, si scontrò con l'ostilità latente dei contadini, anche se questa non assunse forme di vera e propria disobbedienza civile...Comunque l'ostilità rurale agli ammassi e la presenza nel Comune di molti sfollati, con il conseguente giro di piccoli traffici con la Città di Torino, portarono i coltivatori ad infrangere le norme annonarie e distaccarsi via via dalla politica fascista... In paese non c'è un imprenditore ... tutti i tentativi di avere fabbriche in paese andarono a vuoto, segnando così il destino dei lavoratori villafranchesi, con nel pendolarismo la sola opzione possibile per gli operai ...

E' giunto... il momento di addentrarci in alcuni dei gangli della società locale di allora

per tentare ... una lettura della realtà della comunità. Da una parte la Chiesa .. tradizionale punto di riferimento per la popolazione; dall'altra la ristretta cerchia degli antifascisti, sparuta minoranza, al momento ininfluente, e, nel mezzo quella parte della società ...più o meno consapevolmente contagiata dall'esperienza fascista... Al di là di qualche accenno ai molteplici momenti rituali ... i testimoni non vanno. Non emergono nomi di fascisti locali ... Si può pertanto essere d'accordo con lo storico Gianni Oliva :

"L'atmosfera era di un rituale entrato a far parte del costume senza incontrare resistenza, e senza suscitare rifiuti, ma anche senza penetrare a fondo nelle coscienze ".

...Non era certo fra i cattolici che si annoverano le figure degli antifascisti che si sono fissate nella memoria collettiva del paese. Esse le ritroviamo nel solco della tradizione socialista. I loro nomi sono contenuti in un elenco delle " persone sospette e pericolose per l'ordine nazionale" compilate ai sensi delle nuove leggi di P.S. emanate nel novembre 1926 ..in un paese così piccolo... erano praticamente conosciuti da tutti e, coll'andar del tempo, la loro integrità morale si imporrà e nella comunità si arriverà a forme di "collaborazione passiva"...col proteggerai col silenzio ... una collaborazione che dopo l'8 settembre, diventerà un appoggio alla lotta partigiana....Negli anni 30' l'Azione Cattolica dovette adattarsi a svolgere un'attività di prudente organizzazione e diffusione dei principi cattolici ..

...Poi venne la dichiarazione di guerra il 10 giugno 1940 ... Già il fascismo aveva introdotti elementi di disturbo in una comunità dove ancora .. il ritmo della vita era scandito dalle stagioni ..Un microcosmo dove però erano passati i drammi della prima guerra mondiale .. La guerra del 40' portò con sé le storie ed i lutti dei soldati al fronte ed introdusse .. una serie di cambiamenti che sconvolsero il precedente sistema di convivenza ...Uno degli eventi.. la presenza .. di quasi 2.000 sfollati...di fronte ad una popolazione di circa 6.000 abitanti ... La risposta della collettività fu nel complesso solidale.

Un esempio particolare di integrazione tra cittadini e sfollati sarà dato dalla partecipazione di uno di questi, Giuseppe Chiocchia, al CLN clandestino di Villafranca.

.Quando si cita l' 8 settembre subito la memoria di molti testimoni va all' inizio della lotta di Resistenza e al contributo che dal paese di pianura venne al movimento partigiano... La presenza a Villafranca di un nucleo antifascista...

costituì il nodo centrale a cui andò evolvendo la nuova situazione. I primi collegamenti .. si hanno abbastanza presto ...testimoni (Antonio Giolitti) : "Nel momento in cui i primi gruppi di partigiani erano già saliti in montagna, collocandosi sul monte Bracco .. allora avvenne l'approccio con Villafranca ... A Cavour vi erano due persone che già si erano manifestate antifascisti prima dell'8 settembre... Si trattava dell'orologiaio Vignolo e del meccanico Martini ...il primo doveva avere qualche conoscenza a Villafranca... C'era infatti questa indicazione : Cercate il farmacista di Villafranca ! E ciò avvenne proprio nei giorni in cui si cominciava a tessere la prima rete di collegamento. L'indicazione venne raccolta da Colaianni e soprattutto dal sottoscritto, avendo io ancora la base a Cavour. Mi recai allora a Villafranca...Noi andavamo sulle montagne e loro, Pronino e gli altri , costituirono ..un embrione di Comitato di Liberazione Nazionale...Barbato ed io muovemmo in diversa direzioni sia per cercare contatti utili alla vita del primo Battaglione Pisacane - avevamo bisogno di tutto - sia per allacciare i necessari collegamenti con la popolazione.....

Villafranca è il primo Comune della zona, che io mi ricordi, dove sia sorto un Comitato di aiuto alla Resistenza (non lo si chiamava ancora CLN)...Nella stessa Barge, presieduta dai partigiani .. vi sono movimenti spontanei con figure importanti come il parroco don Agnese, l' ostetrica Camilla Rovano e lo "Zio Beppe", l' uomo che era a capo dell' intendenza.

"Ulisse II" ( ..Mellano Nino ..) è tra i protagonista di alcuni episodi che videro impegnati gli uomini del comandante Petralia ..Tragico invece il destino dell'altro giovane ..Secondino Monetti, tra i primi caduti partigiani.. ..

Villafranca, le sue frazioni, la pianura erano zone di transito, a differenza di Barge e Luserna, zone pedemontane, che sono state la culla delle formazioni partigiane.

E' nel corso del 'inverno 1943-44 che giunge a compimento la diaspora dei giovani villafranchesi. Per molti di essi ,

sui vari fronti , si erano aperti, nei mesi precedenti i campi di prigionia. Per altri giovani, dai 18 ai 20 anni, la fine di ogni illusione .. fu rappresentata dai bandi di chiamata alle armi della Rsi. Era l' inizio di altro odissee.

Le tragiche conseguenze del rastrellamento del marzo 44' nelle valli e in montagna apriranno un dibattito ..sull' idea di portare la guerra in pianura .. Villafranca diventerà uno dei palcoscenici della lotta partigiana, anche se il fatto di essere considerata "zona ospedaliera", limiterà alquanto il numero delle azioni di guerra vere e proprie...

Gli interventi armati dei tedeschi .. sono di numero ridotto ma di notevole intensità per le azioni condotte contro inermi cittadini ... In primo piano nella memoria collettiva del paese .. l' incendio della frazione S.Luca e l'uccisione,per impiccagione, di Michele Rossa ..di 34 anni...

.Un mese dopo .. i tedeschi tornarono a colpire le frazioni ad ovest di Villafranca : era il 17 settembre 44'. Furono bruciate case a S.Michele, S.Giovanni e Cantogno... Se gli episodi di S.Luca e ..di Cantogno sono le azioni più drammatiche ..non è da dimenticare il terrore suscitato nella popolazione con l'operazione - ostaggi e con i frequenti rastrellamenti. Scopo della nostra ricerca era anche di far emergere .la "Resistenza sommersa" .. certamente molto lontana dalla cosiddetta "zona grigia". Villafranca è ricca di personaggi i quali, pur non essendo combattenti, .furono

di supporto indispensabile alla lotta armata.. Una "rete di assistenza ospedaliera" fu messa in piedi..Ciò grazie al coraggio di coloro che accettarono in casa partigiani feriti, la cui eventuale scoperta avrebbe portato a terribili rappresaglie... una incredibile figura trova risalto : la signorina Luigia Bollati...della famiglia Bollati ..testimonianza di Petralia : " Quando il dr.Fontana bussa ...perché ospitasse un partigiano ferito .. sarà lei stessa ad averne cura .... diventa

asilo tranquillo per i malati più gravi..Quanto a me, ferito gravemente - dopo le prime cure al Santuario di Cantogno -

..il dr.Fontana ed i proff. Colombo, scelsero la sua casa notarile...Nei momenti più difficili non si perse mai d'animo, il giorno del rastrellamento in cui i fascisti catturarono e fucilarono Leo Lanfranco e i F.lli Carando, il suo studio fu visitato dai fascisti, riuscì a non farli salire.. e nel momento della fucilazione ..mi fu vicina facendomi coraggio".

Don Bartolomeo Stobbia, il prete amico dei partigiani, nativo di Villafranca, era diventato cappellano del Santuario di

frazione Cantogno...un centro di rifugio per i feriti... che vennero aiutati e ricoverati.

Altro filone da esplorare in quella che abbiamo definito la "Resistenza sommersa" .. riguarda le forme di rifornimento e finanziamento dei distaccamenti partigiani.. In questo genere di operazioni condotte nei confronti dei contadini i comportamenti furono i più diversi. Alcuni ..collaborarono volontariamente .. altri ebbero pagati i prelievi .. altri ancora subirono veri e propri furti. Conscio che sul tema delle requisizioni si giocava una parte di credibilità del movimento; il Comando Divisione dei garibaldini fu sempre severo : la popolazione era invitata a denunciare i casi in cui non fossero rispettate le norme stabilite o venissero esercitate violenze o minacce, punibili con la legge marziale.

Da quanto abbiamo scritto ... è chiaro come a Villafranca poté formarsi uno dei primi CLN della zona... Essi erano l'espressione di una nuova classe dirigente, sorta tra coloro che si erano opposti con coerenza di ideali al fascismo, indicativa delle varie componenti del mondo del lavoro locale : artigiani, operai, commercianti e contadini. Dal punto di vista politico era rappresentato l' intero arco democratico.


"Appunti" n.24 (20-8-96)

Gaudenzio BINASCHI: Un vescovo nella bufera. La Chiesa pinerolese dalla guerra alla liberazione.

Benvenuto questo prezioso volumetto di documentazioni e memorie stroriche su Pinerolo e il pinerolese, curato dall' Archivio della Diocesi di Pinerolo, con la efficace presentazione dell'attuale Prelato, Mons. Piero Giacchetti. Così per i commenti di Aurelio Bernardi.

Non riteniamo il caso di entrare nel merito - sia pure con molta umiltà - dei contenuti del Diario, sul piano dell' impegno ecclesiale e del contributo in tal senso nell'intero pinerolese, rispetto alle drammatiche vicende della guerra di liberazione nazionale. Riteniamo - in effetti - che la lucida e documentata recensione effettuate dal Direttore dell' "Eco del Chisone", Vittorio Morero, e la diffusione del settimanale nell'attuale vastissima area, abbia già consentito ad ogni persona interessata di avere a disposizione una valutazione particolarmente attenta e obiettiva sul significato e contenuto di tale opera.

Da parte nostra oltre all'analisi di alcuni aspetti legati alla realtà che abbiamo vissuto e che, a nostro parere meritano attenzione, punteremo - nei prossimi numeri - su quella parte di documentazione storica insita nelle Cronistorie di Parrocchia o Diari di sacerdoti impegnati(purtroppo solo in parte resi noti nel testo integrale), rilevando le anomalie, ma avendo sempre presente il concreto apporto che essi possono dare alla nostra memoria storica, anche sul piano specifico del loro insostituibile impegno di sacerdoti, che hanno pagato di persona, con carcere, pericoli della loro stessa vita, oltraggi e brutalità di ogni sorta, la loro passione di fede e di solidarietà umana.

DATI STATISTICI CONTENUTI DEL DIARIO DI MONS. BINASCHI

COMUNE

Partigiani e civili uccisi dai nazifascisti

Deportati

Militari e civili uccisi dai partigiani

 

Partigiani (da)

Civili (da)

 

Ted

Bn

Ted/Bn

Civili

?(1)

 

Ted.

Bn.

Ted/Bn

Ted.

Bn.

Ted/Bn

 

 

 

 

 

 

MACELLO

3

=

=

=

 

=

2

=

=

=

1

=

GRAN FAETTO

=

=

=

=

=

=

2

=

=

=

=

=

BURIASCO

=

6

=

=

=

=

=

=

=

=

6 (6)

=

ABBADIA

=

=

=

1

=

=

3

=

=

=

=

=

TURINA

=

=

8

=

=

6

=

=

3

=

1

=

TROSSIERI

9

=

=

5

=

=

=

=

3

=

6 (6)

=

CHIABRANO

11

=

=

=

=

=

4

=

2

=

=

=

V.GERMAN.(2)

21

=

=

=

=

=

4

=

=

6

=

=

POMARETTO

=

=

4/5

=

=

=

=

=

=

=

=

5

FENESTRELLE

=

=

=

=

=

=

6

=

1

=

=

=

FROSSASCO

=

=

=

=

=

=

=

=

=

=

=

2

LAUX

=

=

=

=

=

=

2

=

=

=

=

2

PORTE

=

=

10 (3)

=

=

=

=

=

=

=

=

11

S.GERMANO

=

=

4

=

=

=

=

=

=

=

=

30

VILLAR PEROSA

=

13

=

=

=

=

=

=

=

=

=

=

PRALY

6

=

=

1

=

=

=

=

=

=

=

1

S.MART.PERR.

1

=

=

=

=

=

12

=

=

=

=

=

TORRE PELLICE

=

=

24(4)

=

=

=

25-2m.

=

=

=

=

20

FENILE

=

1

=

=

=

=

5

=

=

=

=

8

RORETO

=

=

8

=

=

1

10

=

=

4

7 (6)

=

PRAGELATO (5)

=

=

6

=

=

1

30

=

=

=

=

=

LUSERNA

=

=

4

=

=

2

1

=

=

=

=

6

RIVA

=

=

=

=

=

1

18 -1m.

=

=

=

=

2

TOTALE

51

20

72/73

7

2

17

129-3 m

=

9

10

27

87

(1) - indicati come "uccisi dai partigiani" - senza indicazione di sorta (criminali di guerra - spie - atti criminosi ...)

(2) - "" "vittime civili" n°12 - uccisi da chi, come ?

(3) - scritto : "più 7 rastrellati" - uccisi, deportati, militari, civili ?

(4) -" "più i valdesi" - conto separato per religione ?

(5) -" "vittime da bombardamento" - quali, ad opera di chi ?

(6) -come (1)

UCCISI DAI NAZIFASCISTI:partigiani n° 143 / 144-civili :26

UCCISI DAI PARTIGIANI : tedeschi n° 0- brigate nere n° 9 - tedeschi e fascisti n° 10- civili n° 27

(1) e (6) n°87

Mentre chiara la sostanza del messaggio ecclesiale, date e cifre dimostrano tutti i limiti di informazioni e di fonti in un periodo "di burrasca". Meno comprensibile e particolarmente ambigua è la somma (?) che gli estensori hanno creduto di fare, cosa significa infatti : vittime dei tedeschi e delle brigate nere n° 184 = vittime dei partigiani n° 127.

Si vuole il quasi pari e patta ? Nazifascisti, impiccati, fucilati, spie, criminali di guerra : stessa, sporca minestra ?

Altre perplessità derivano da un confronto fra le "testimonianze" di diretti collaboratori del vescovo - fra di loro e con il citato Diario. Ci limitiamo a citare un solo caso, fra i più dolorosi :"L'eccidio del Ponte Chisone". (sottolin. nostre):

Don Angelo Cavallone scrive nel 1959 "Si semina piangendo", sulla dichiarata base della "documentazione e la corrispondenza" a mano del vescovo : "...Nei primi giorni di febbraio 1945 intanto, mentre sui lontani fronti le sorti volgono sempre più sfavorevolmente per i tedeschi, le forze partigiane acuiscono la lotta con più vitalità e con decisione più rabbiosa. Sette soldati germanici sono fatti prigionieri e tenuti nella zona presso Montoso dai partigiani, i quali alla fine li uccidono e li portano a Ponte Chisone. Ciò provoca una spietata rappresaglia. Per tutto il mese i tedeschi compiono esecuzioni capitali di venti partigiani che hanno in mano loro. Il 6 febbraio tre sono fucilati ...il 7 altri tre in Val Chisone, mentre grava la minaccia di continuare con tre vittime ogni sera fino alla restituzione dei prigionieri tedeschi...la tensione fra le parti si fa più grave nel momento in cui, quando pare che si sia raggiunto un' accordo, scoppia la bomba sul treno di Perosa, posta, come sembra, da un esaltato ...L'Arcivescovo di Torino si interessa immediatamente, ma purtroppo senza esito, tanto che le vittime salgono a venti...".

Tutto chiaro ! I 7 tedeschi sono prigionieri al Montoso, dove ci sono i garibaldini. Essi vigliaccamente li uccidono, senza apparente motivo immediato. Solo allora scatta la feroce rappresaglia.

Don Francesco Granero, Segretario del Vescovo, "...1) Lunedì 5 marzo il comando tedesco ha condannato a morte 27 giovani "rei confessi" di avere portato le armi contro l'esercito tedesco : sono tenuti come ostaggio ...2) ogni volta che si farà qualcosa contro l'esercito tedesco, qualcuno di questi ostaggi sarà fucilato; 3) poiché i partigiani di questa zona hanno in mano 7 tedeschi, il comando chiede di avere la bontà di prendere contatto per poterne fare un cambio ...Giovedì 8 marzo .. nel pomeriggio porto in auto il vescovo a Luserna S.Giovanni ...riusciamo a prendere contatto con un capo partigiano che promette di riferire ...Venerdì 9 marzo i 7 tedeschi vengono ospitati e rifocillati in una cascina di Garzigliana .. riescono a far capire la loro gioia di essere in liberati .. Giunti però sul ponte Chisone vengono tutti uccisi con una raffica di mitra...Sabato 10 marzo ...Von Brautish ..mi chiama per dirmi

che 14 ostaggi, in rappresaglia per i tedeschi uccisi, devono essere fucilati allo stesso posto.."

I fatti, per don Granero, sono evidenti e comprovati da uno Diario da lui scritto "in quei tempi". Il brutale massacro dei 7 tedeschi ha provocato per ritorsione l'eccidio. Anzi, i tedeschi hanno proposto uno scambio che viene respinto dai partigiani. La colpa è, quindi, soprattutto loro.

Diario del vescovo di Pinerolo "...6 marzo i tedeschi esigono la restituzione di 7 dei loro che sono stati fatti prigionieri a Moretta. Impongono la restituzione senza contropartita. Inizia una terribile rappresaglia. Mi chiama il comando tedesco. Mons. Giraudo non riesce a parlare con i primi 3 condannati a morte (Gatto, Ricca, Peyrot) e viene rinchiuso in una stanza della caserma dei carabinieri. Mi precipito e vedo salire i 3 condannati su una carrozza della tramvia e portati alla stazione per l'esecuzione. Protesto perché si è impedito al can. Giraudo di avvicinarli. Imparto l'assoluzione generale. E' con me don Granero ...8 marzo - tutti mi dicono che sono solo esecutori di ordini ricevuti. Sono costernato, non posso far nulla per impedire questo susseguirsi di carneficine. 7/8 marzo - Si rinnova l'uccisione di tre partigiani per sera (prima a S.Germano e poi a Villar Perosa). Mi rivolgo al comandante Malan

[ dott. Gustavo Malan della V^ GL] per un gesto di carità ... ma non ottengo nulla...9 marzo - I partigiani fanno trovare al ponte Chisone i cadaveri dei 7 soldati tedeschi.

Ogni commento è inutile. Peccato che le false tesi Cavallone e Granero siano state riprese, senza controllo, dai nostri giornalisti locali.

Documento dell' Ufficio politico della polizia fascista, non casualmente fotocopiato in "Appunti" n° 8 bis (tralasciamo titoli e indirizzi) :

Formazioni ribelli del Pinerolese e zone limitrofe avevano proposto al Comando della V^ Divisione Alpina Germanica il cambio di 7 Militari Germanici, a suo tempo prelevati a Casalgrasso (Prov.Cuneo), con individui appartenenti a bande ribelli ristretti in Pinerolo dal locale Comando Germanico. Detto Comando non solo rifiutò il cambio ma ordinò che se entro le ore 18 del 6 marzo i sopraddetti militari non venissero rimessi in libertà, si sarebbe proceduto alla fucilazione di tutti gli individui, già componenti bande ribelli, fermati da reparti dipendenti da detta Divisione. Per la mancata liberazione dei 7 militari suddetti ed in rappresaglia dell'attentato avvenuto la sera del 3 c.m. sulla tramvia Pinerolo - Perosa Argentina (vedi foglio n. 4270/N.I./5 dell'8/3/1945) venivano fucilati i seguenti individui rei confessi di appartenenza a bande ribelli...

Il 6 marzo alle ore 18,30 presso la stazione di PINEROLO : GATTO Riccardo, PEYROT Renato, RICCA Guido

Il 7 marzo alle ore 18 in S.GERMANO CHISONE : UGHETTO Dante, BALMAS Riccardo, MASSEN Paolo

l' 8 marzo alle ore 18,30 in VILLAR PEROSA : GALLIANO Giovanni, CHIANTORE Attilio, ARINI Guglielmo

La mattina del 9 corrente, verso le 4 venivano, in regione PONTE CHISONE sulla rotabile PINEROLO-CAVOUR assassinati da elementi ribelli della formazione "Giustizia e Libertà", 7 individui poi identificati per i 7 Militari Germ.

Si ritiene che le Autorità Germaniche agiranno con nuove rappresaglie.

firmata autografa del COMANDANTE (Col. Giovanni Cabras)

In effetti, il 10 marzo, venivano fucilati altri 7 partigiani, prigionieri di guerra, sul ponte Chisone.


SUI CRIMINALI NAZIFASCISTI: UN CASO LOCALE (da "Appunti 26)

Già nel mese di maggio dello scorso anno (Appunti n°5), avevamo pubblicato una serie di elementi concernenti il problema sempre aperto dei maggiori criminali di guerra fascisti, ed in particolare le rivelazioni dello studioso americano Michael Palumbo, su quanto risultava agli archivi della Nazioni Unite concernente alti gerarchi fascisti, militari e civili, che non erano mai stati processati né estradati nei paesi che ne avevano fatta documentata richiesta.

Così in merito alle denunce presentate alle Autorità italiane da Simon Wiesenthal, il 28 febbraio 1966, con l'elenco preciso e documentato di 66 criminali di guerra. Non ha mai ottenuto nessuna risposta.

Ora, con i contorcimenti attorno al caso Priebke, viene riconfermata tutta l'ipocrisia, se non la complicità - diretta o indiretta - di quella parte della classe dirigente che è sempre riuscita a rimuovere le pagine peggiori e infamanti della nostra storia contemporanea.

Nel merito, vogliamo citare, a titolo di istruttivo esempio, un caso preciso, concernente il Pinerolese.

Punto di partenza è stata la testimonianza, resa 12 anni fa da un lavoratore di Luserna, poi partigiano, Vincenzo Pittavino : "..Il 21 marzo 1944 .. io nato e residente a Luserna S. Giovanni, in quei giorni godevo ancora, lavorando, del permesso (il famoso bilingue) per circolare ... Il timore di un rastrellamento da parte delle forze nazifasciste, si sentiva da diversi giorni in paese. Il capitano delle SS italiane Daldosso, continuava a vantarsi che i suoi soldati avrebbero messo in trappola ...i partigiani...". Daldosso, o meglio Dal Dosso, non era un nome nuovo, già in diverse occasioni si era fatto notare per crudeltà e sadismo.

Orbene, in quest'ultimo periodo è capitato di ricordare un recente libretto dell'avv. Guidetti Serra "Emanuele Artom - Primavera 1944", in cui compariva nuovamente la figura del capitano Dal Dosso, ufficiale più alto in grado della caserma delle SS di Airali, sede di sevizie mortali e torture per tanti civili e partigiani, fra le quali quelle inflitte a Emanuele Artom, proditoriamente catturato al Colle Giulian, portato a Luserna e torturato e seviziato fino a provocarne una morte atroce. Quella che per noi è "la Bianca" volle, a molti anni di distanza, nel 1961, iniziare ricerche per capire cos'era avvenuto di quel criminale. Eccola, dall'inizio, in estrema sintesi :

 

21 marzo (1943) - Cominciò il grande rastrellamento e prosegui nei giorni successivi avanzando man mano verso l'alto della montagna e diramandosi a raggiera per strade e sentieri... Solo in seguito conoscemmo i particolari ...quelli de "La Gianna", pochi, mal armati, non erano in condizione di sostenere uno scontro frontale. Presero dunque a salire verso l'alta valle disperdendosi in piccoli gruppi. Anche Emanuele si incamminò ...

25 marzo - La fuga durava ormai da diversi giorni. Il gruppo con cui marciava Emanuele aveva ormai valicato il colle Giulian a più di 2500 metri e sperava di riparare il val Pellice...attraverso la nebbia intravidero in lontananza degli uomini in divisa. Chi erano ? Compagni ? Nemici ?

S'accompagnava al gruppetto certo M.D. uno della "milizia" che qualche giorno prima era stato fatto prigioniero dai partigiani e graziato. Ritirandosi lo avevano condotto con loro (e che altro fare se non si è di quelli che i prigionieri li fucilano ?). Impudente si offerse di andare in ricognizione : "se son fascisti a me non faranno nulla " . Si fidarono e lui tradì. La piccola squadra si rese ben presto conto di essere sotto la minaccia delle armi delle SS italiane. Di corporatura esile .. Emanuele era esausto.. aveva esaurito la "simpamina" di cui aveva fatto uso fin lì.Forse si illudeva sulla promessa (che pare sia stata fatta): "vi tratteremo come prigionieri di guerra".. Cosi si fermò ... Con altri, vennero rinchiusi prima nel Municipio di Bobbio Pellice, poi alla Caserma Airali di Luserna S.G..Qui la tragedia di Emanuele ebbe inizio: terribili le sevizie infertegli e accompagnate dal dileggio. Ritenendolo un "capo", i torturatori vollero documentarne la cattura. Caricatolo a forza sul dorso di un mulo, una scopa in mano, un cappellaccio in testa ...lo fotografarono: un trofeo di guerra. L'immagine apparve con la dicitura : Bandito ebreo catturato" sul settimanale bilingue "Der Adler" che veniva diffuso in Italia. Il 31 marzo, con altri catturati Emanuele fu trasferito alle "Nuove" di Torino, nel "braccio tedesco".

7 aprile - in una cella venne trovato il cadavere martoriato dalle torture di Emanuele Artom.

1964 - Sono trascorsi più di vent'anni.. riandando con amici al tempo passato, si discorre di Emanuele.. Ma i suoi torturatori furono individuati, giudicati, con quale esito ?.. decido di rivangare un po' di quel passato. Comincio dall'archivio della Corte d'Appello di Torino ..Il fascicolo del processo non si trova.. "Guardi che è finito in Cassazione e poi a Genova.." Insomma lo trovo quel benedetto fascicolo: incompleto, privo di molti verbali e di altri atti, ma l'essenziale, la sentenza e qualche documento rilevanti ci sono. Questo basta per ricostruire una storia esemplare,

"In nome del popolo italiano..." la sentenza di primo grado era stata pronunciata il 19 aprile 1951. Imputato ... Arturo Dal Dosso, capitano del 1° reggimento SS italiane. L'accusa "collaborazionismo militare e politico ... per avere dopo l'otto settembre 1943 e fino alla Liberazione, specie nel marzo 1944 in Torre Pellice San Giovanni, Bibiana ed in altri paesi del pinerolese in unione con altri rimasti sconosciuti (c.d.r.)... denunciato, rastrellato, seviziato partigiani e persone che ad essi prestavano aiuto, perquisendo, e saccheggiando, incendiando le loro case ed in particolare .. e qui l'elenco delle parti lese e dei misfatti compiuti. Inoltre, continua il capo d'accusa, per avere "...usato sevizie particolarmente efferate a Balonsino Giovanni, Jervis Guglielmo, Artom Emanuele, Lombardini Jacopo, persone che vennero in seguito fucilate o inviati in campi di eliminazione in Germania o che morirono in seguito alle sevizie"...

...da località ignota il Dal Dosse che, occorre ricordarlo, fu sempre latitante ...contesta ogni responsabilità : Artom, Lombardini, Jervis "mai sentito nominare".

Certo Dal Dosso non fu il solo responsabile. Di tutti quegli ignoti cui fa riferimento la contestazione, quelli che hanno accettato ed eseguito gli ordini, quelli che hanno infierito per malvagità, o sadismo, o incapacità di reagire, o viltà nulla sappiamo. Al tempo non furono cercati...Anonimi, irreperibili, la sola memoria che resta è quella delle loro efferatezze, della loro brutalità, della loro mancanza di umanità. Non sono stati e non potranno più essere perseguiti: li denunciamo tuttavia alla storia (e non suonino retorica queste parole).

E Arturo Dal Dosso ? ..Ecco qualche brano della sentenza "...per gli art.li 5 D.L.L. 27/7/11944 n.19 e gli art.li 51 e 58 del Codice Penale di guerra si dovrebbe applicare la pena di morte. Abolita questa dalla Costituzione si deve applicare l'ergastolo...". No quindi alla pena di morte. E su questo tu saresti stato d'accordo, Emanuele...

La pena di morte è dunque commutata in ergastolo: Ma il 22/6/'46 è stata emanata un amnistia ...sono però previste alcune esclusione... Dal Dosso non potrà essere amnistiato ... si è volontariamente sottratto alla cattura, è responsabile di saccheggio, di omicidio, di avere inferto "sevizie particolarmente efferate" ai prigionieri.

Continua la sentenza: " ... in pochi giorni 10 case furono bruciate a Luserna e circa 50 in quella valle; spesso prima di essere incendiata la casa veniva completamente svaligiata e ...dopo l'incendio le SS passavano ancora ad asportare i pochi mobili rimasti. Più di una volta ..una casa veniva svaligiata in presenza dello stesso Dal Dosso "Ma la esclusione dalla amnistia deriva soprattutto dall'essere egli responsabile di sevizie particolarmente efferate". Guidetti Serra continua esprimendo diversi concetti su tali sevizie. Per l'essenziale (sempre dalla sentenza):

JERVIS - fu torturato al punto che i suoi indumenti non erano più che un grumo di sangue...

LOMBARDINI - fu ridotto a 45 chili e furono buttati giù tutti i denti ...

ARTOM - fu frustato con tubi di gomma e con cinghie sul torso nudo; gli furono messi sul torso nudo e piagato pesanti sassi, fu sforacchiato a colpi di baionetta, gli furono conficcati spilli sotto le unghie; gli fu mozzato un orecchio; fu ferito ad un occhio; gli furono strappati i cappelli e gettati giù i denti; gli fu persino rotta la vescica; fu immerso nell'acqua gelata e poi investito di getti di acqua bollente ...Quando fu ridotto in pietose condizioni, egli fu per il ludibrio della soldataglia posto a cavallo di un mulo, che veniva fatto saltare a colpi di bastone ..[ ecc.].

Il Dal Dosso, il più alto in grado... con gusto sadico si compiaceva di tali sevizie, le consentiva, le approvava ...

La sentenza nega ogni attenuante di pena e cita anche la barbara uccisione dei partigiani Ferrero e Costabel nel corso del rastrellamento.

Allora, ergastolo ? No, perché il già ricordato decreto di amnistia prevede, senza eccezione in questo caso, la commutazione della pena : "con la conseguenza che l'ergastolo è commutato in 30 anni di reclusione".

Intanto, tra indagini e dibattimento, è intervenuta un'altra sanatoria (D.P. 19/12/1949 n.460) perché, dice la relazione al provvedimento "..Estingua tutti i reati politici, quasi a cancellarne il triste ricordo, commessi dall'8 settembre 1943 al 18 giugno 1946.."... Il condannato deve però costituirsi all'autorità italiana.

L'introvabile capitano, che avrebbe comunque da scontare 10 anni, si presenta al Console Generale italiano di S. Paolo del Brasile .... Ricordata la sua storia chiede l'applicazione dell'amnistia.

La Procura Generale della Corte d'Appello di Torino scriverà che pur essendosi presentato solo ad un Console "...ha ottemperato alla condizione di sottomissione alla maestà della legge", dichiara il reato estinto e così per la relativa pena. E' il 2 ottobre 1959. Il 26/11/1960 gli viene riconosciuto il diritto alla pensione.

Ricorda la Guidati Serra che ad Emanuele è stata intitolata una lunga via della periferia. Vi abitano molti degli strati poveri ed emarginati." E mi accade di pensare che non ti sarebbe spiaciuto figurare su quelle targhe stradali".

 


CHIESA VALDESE E PARTIGIANATO

(da "Appunti" n.28- Gennaio 1997)

Una seria, sia pure a sommi capi, analisi dei rapporti fra Chiesa Valdese, Resistenza e lotta partigiana, non può che trovare il proprio punto di partenza in due fondamentali saggi storici : "La Chiesa Valdese di fronte allo Stato Fascista" di Jean Pierre Viallet (1985), e "La Resistenza nelle Valli Valdesi" di Donatella Gay Rochat (1969, riedito nel 1985).

Il primo è una ponderosa introspezione all'interno della Chiesa stessa, avendo al centro il periodo fra la prima e la seconda guerra mondiale, resa possibile dalla apertura, fin dal 1968, dei "suoi archivi vecchi e ordinati":

Non conosciamo - afferma Giorgio Rochat nella Prefazione - altri organi ecclesiastici o politici che in quegli anni abbiano avuto il coraggio civile e la serena coscienza di dare in mano i propri archivi ad uno studioso (per di più esterno al mondo valdese, anche se altamente qualificato) senza alcuna riserva e censura". Aggiungendo, con profondo senso critico, che "Molti lettori rimarranno addolorati per la documentata narrazione del Viallet dei cedimenti della Chiesa Valdese dinanzi alla dittatura fascista, che fa giustizia della leggenda agiografica di un antifascismo valdese ... Non bisogna ... dimenticare che l'adesione al regime fu assai più dignitoso e della media italiana". Citando il caso della chiesa cattolica che "strinse una alleanza di potere con il fascismo, lo appoggiò e lo esaltò in termini entusiastici che fanno scolorire i telegrammi al Duce del Sinodo Valdese. Ci sembra invece giusto - sottolinea il Rochat - rimproverare alla Chiesa Valdese di non avere saputo fare un bilancio critico ed autocritico dei suoi rapporti con il regime fascista : la confessione del peccato che il gruppo barthiano presentò al Sinodo dell' 8 settembre 1943, con l'ordine del giorno Subilia, fu lasciato cadere allora e in seguito, aprendo la via ad auto-assoluzioni consolatorie e superficiali".

Senza la precisazione di tale contesto sarebbe difficile comprendere i limiti e le contraddizioni verificatesi fin dalla nascita dei primi gruppi partigiani in Val Pellice. ad opera di coerenti antifascisti locali, con l'apporto potente di massimi esponenti del Partito d'Azione che già operavano nella clandestinità, pagando un duro prezzo di carceri e confini. Sarebbe certamente errato - nel contempo - non mettere nel dovuto rilievo l'impegno diretto di alcuni alti esponenti della Chiesa Valdese, il cui simbolo può essere individuato nel Pastore-Martire Jacopo Lombardini.

Donatella Gay Rochat : "La prima cosa che salta agli occhi, quando si affronta il problema dell'atteggiamento delle Chiese valdese e cattolica verso i partigiani, è che i singoli pastori e preti ebbero posizioni molto diverse, frutto soprattutto di inclinazioni personali... alcuni pastori valdesi ebbero parte attiva nella Resistenza (Lo Bue, Aime, Genre), o l'aiutarono per quanto era in loro (Miegge, Peyronel); altri furono più esitanti, talora ostentatamente neutrali ...particolarmente nella primavera 1994".

Essa aggiunge in "Nota" : "Quando già questo lavoro era stato inviato in tipografia, il prof. J.P. Viallet dell'università di Grenoble mi ha gentilmente fornito alcune interessanti notizie sull'atteggiamento dei pastori valdesi dinanzi alla Resistenza ... ha potuto liberamente attingere agli archivi della Tavola valdese; in particolare, ha visto una serie quasi completa di rapporti sul periodo 1943-45 che la Tavola chiese dopo la Liberazione ai pastori titolari di parrocchie nelle Valli".

"Nell'insieme ... se tutti i pastori esprimono giudizi molto severi sul comportamento della truppe nazi-fasciste, li si sente in gran maggioranza reticenti dinanzi al fenomeno della Resistenza... Questi rapporti insistono molto sul ruolo dei pastori, la loro funzione di ostaggi, le minacce di cui erano oggetto da parte dei nazifascisti ... Tra questi rapporti solo tre prendono dichiaratamente posizione ..: i pastori Genre e Aime in senso positivo, il pastore Geymet (Rorà) in senso molto negativo. Il pastore Aime è l'unico a trattare della natura dei rapporti tra partigiani e la popolazione locale: "Il pastore si è sempre preoccupato di entrare in contatto coi comandanti di questi gruppi per i bisogni spirituali dei partigiani valdesi, facendo parte di essi, onde cercare di eliminare quegli inconvenienti che potevano talvolta presentarsi tra i gruppi armati e la popolazione. In genere trovò sempre buona accoglienza e comprensione da parte dei comandanti.

Possiamo dire che, salvo qualche malinteso, non si verificarono incidenti degni di nota ...Anzi, la popolazione prestò quasi sempre, salvo poche eccezioni, il suo appoggio per aiutare questi combattenti.

Se talvolta lievi incidenti si verificarono, questi avvennero, secondo il nostro parere, per ragioni di incomprensione da una parte e per mancanza di tatto dall'altra".


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